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Guerra Ucraina, la Russia vuole Mariupol a ogni costo: "Controlliamo il porto". Onu: "Non ci sono speranze sul cessate il fuoco"

Giada Oricchio
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Vladimir Putin vuole Mariupol ad ogni costo. Quello della città martire dell'Ucraina è lo 'scalpo' che il leader del Cremlino necessita per la festa del 'Giorno della Vittoria' del 9 maggio.

Anzi, secondo quanto riferiscono le autorità cittadine, le ambizioni di Mosca sarebbero ancora superiori. La volontà sarebbe infatti quella di organizzare una parata anche nella città portuale dell'Ucraina. "Secondo le nostre informazioni è stato ordinato di ripulire parte del distretto centrale dai detriti e dai corpi dei morti per garantire la sfilata del 9 maggio", ha rivelato il vice sindaco Petro Andryushchenko.

Al momento però Mariupol non è ancora caduta. Le notizie su quanto sta accadendo si sono inseguite fino alla serata quando il ministero della Difesa russo ha annunciato di avere il "pieno controllo" del porto che sarebbe "completamente liberato".

Nella località restano comunque ancora truppe ucraine, fra cui il tanto discusso battaglione Azov, che sarebbero asserragliati nell'acciaieria Azovstal. Nella città assediata restano anche oltre 100mila civili. Per la loro evacuazione via mare si è detta disponibile la Turchia.

Inoltre Mosca ha minacciato Kiev di colpire i "centri di comando" nella capitale qualora dovessero proseguire "gli attacchi da parte delle truppe ucraine sul territorio della Federazione Russa". Il riferimento è a quanto accaduto - secondo Mosca - in alcune occasioni alla frontiera nella regione di Kursk. Uno scenario in cui la parola pace sembra essere stata definitivamente accantonata tanto che pure il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha dovuto ammettere che un cessate il fuoco al momento "non sembra possibile".

Se sul campo la battaglia infuria pure le scintille verbali non sono da meno. Joe Biden è tornato a parlare di "genocidio" da parte di Mosca perché "è diventato sempre più chiaro che Putin sta cancellando l'idea di essere ucraini".

Pronta la risposta russa. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito "inaccettabili" le parole dette dal presidente degli Stati Uniti d'America "paese che nella storia recente ha compiuto azioni che sono ben note". A provare a tirare il freno a mano c'è Emmanuel Macron. "Non sono sicuro che l'escalation delle parole serva alla causa", ha detto provocando la "delusione" di Kiev.

Il presidente Zelensky, che ha avuto un'ora di colloquio con Joe Biden, continua a chiedere armi all'occidente. "Senza sarà un bagno di sangue senza fine che porterà miseria, sofferenze e distruzione. Mariupol, Bucha, Kramatorsk", ha spiegato. Allo stesso tempo Kiev è anche chiamata a gestire una situazione non idilliaca con la Germania dopo aver rifiutato la visita del presidente Steinmeier reo - a dire degli ucraini - di aver tenuto in passato posizioni troppo vicine alla Russia. Zelensky si è detto "pronto" a ricevere il cancelliere Olaf Scholz ma la risposta di Berlino è stata negativa. Il 'no' a Steinmeier ha infatti causato "irritazione" nel governo federale.

Sullo sfondo della tensione fra Kiev e Berlino c'è anche la questione del gas con la Germania tiepida sull'ipotesi di embargo sulle forniture di Mosca. In merito a questa possibilità Vladimir Putin ha precisato ancora una volta di non essere preoccupato. "Possiamo aumentare le forniture ad altre regioni del mondo", ha detto.

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