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Più uniti che mai intorno a Vladimir Putin. Dalla Germania smentiscono l'intelligence Usa: potere compatto

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Il braccio di ferro sul gas è il tema d’apertura per la Frankfurter Allgemeine Zeitung, che titola sulla decisione ribadita ieri dal capo del Cremlino: «Putin vuole che il gas russo venga pagato su conti in rubli». Tuttavia, non è ben chiaro cosa ciò voglia dire: «C’è confusione nella disputa sul gas con la Russia. Putin minaccia di interrompere le consegne, ma i paesi europei potrebbero aggirarlo», sintetizza il giornale. Finora, spiega la Faz, le società energetiche europee hanno trasferito i pagamenti in euro su conti in euro presso banche russe. Ora potrebbero dover mantenere conti in rubli presso la stessa banca, in modo che da questi che su questi conti i pagamenti in euro siano convertiti in valuta russa e quindi girati a Gazprom. 

 

 

Ad ogni modo, la richiesta di Putin è stata respinta dal cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha fatto riferimento ai contratti esistenti nei quali è previsto che il pagamento avvenga in euro o in dollari, e ha detto che «questo rimarrà il caso». Intanto, Berlino sta lavorando «a pieno ritmo» per ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche russe. 

 

 

In un editoriale, il quotidiano ragiona poi sulle notizie dell’intelligence Usa secondo cui nel cerchio dei più stretti collaboratori di Putin si comincerebbero ad aprire crepe per il cattivo andamento della guerra. Potrebbe darsi, concede la Faz, che però osserva: «È probabile che a Mosca sia cominciata la caccia ai responsabili, ma Putin ha fatto in modo che nessuno vicino a lui potesse dire in modo credibile che non c’era. L’intera élite del potere di Mosca è quindi nella sua stessa barca. È perciò del tutto possibile che, nonostante le tensioni interne, la leadership russa sia attualmente più unita di fronte alle pressioni esterne di quanto non fosse prima della guerra». In Germania contestano quindi le ricostruzioni giunte da Washington.

 

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