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Che fine ha fatto Angela Merkel. In Germania è sotto accusa: tutti gli errori su Putin

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Pietro De Leo
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Il silenzio di Angela Merkel, la posizione di Angela Merkel, il (non) ruolo di Angela Merkel. E’ un tema sollevato da un pezzo del Corriere della Sera di oggi, sabato 26 marzo. Qui in Italia il tema è assai sfumato, con il tramonto di quella leader che per noi, nei drammatici anni della crisi dei debiti sovrani, incarnava l’austerità nordica, antitetica alla flessibilità mediterranea. Però in Germania il profilo della mutter, ossia della metaforica madre di un’ epoca politica tedesca ed europea, si staglia ancora nel dibattito pubblico, a pochi mesi dal suo addio al cancellierato. Il tema, infatti, è quanto l’impostazione delle sue relazioni con la Russia abbia influito sulla situazione attuale. E rileva, allo scopo, notare che la Germania è, prima dell’Italia, il Paese che importa più gas dalla Russia (43 miliardi di metri cubi).

Secondo Tina Hildebrandt, sul Die Zeit (riporta il Corriere), la guerra “ha reso Merkel prigioniera in una terra di nessuno politica, lost in translation per così dire”. Secondo la columnist, peraltro, Merkel avrebbe concepito Vladimir Putin come “un furfante del quale si poteva fidare e con il quale doveva dialogare”. E, si legge nel pezzo del Corriere, secondo i critici “l’errore più grande fu di autorizzare il Nord Stream 2 nel 2014, lo stesso anno cioè in cui Putin si annesse la Crimea, contro il parere del suo consigliere per la Sicurezza nazionale, Cristoph Heusgen, che l’aveva messo in guardia dai rischi geopolitici del gasdotto”.

Al di là del consuntivo di quella stagione, però, rileva il fatto che, in questo momento, manchi un Grande Mediatore europeo nella crisi russo-ucraina, ruolo che per forza di cose non può essere espresso da capi di stato e di governo in carica, essendo tutti giustamente schierati sulla linea nato. Ed allora ecco che, nelle scorse settimane, il nome di Angela Merkel era stato ventilato, proprio per via delle sue relazioni con Putin.

E c’è un’altra figura che, con un mandato chiaro, avrebbe potuto esercitare quel ruolo: Silvio Berlusconi. Non solo e non tanto per la pregressa amicizia con il leader del Cremlino, da cui poi l’ex premier ha nettamente e decisamente preso le distanze dopo l’invasione.

Quanto per il passaggio storico del vertice di Pratica di Mare, esattamente 20 anni fa. Mai come in quella fase la Russia fu vicina all’Occidente, e lo testimoniava la foto di Berlusconi che avvicinava la mano di Putin a quella dell’allora Presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Quel momento segnò l’affermazione del primato della politica che poi, man mano, andò progressivamente a sgonfiarsi, nella convinzione che bastasse il link energetico, parallelo ad una politica di sanzioni dopo l’annessione della Crimea, per contenere Putin. Un cambio di rotta che poi si è rivelato sbagliato.  

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