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L'ultima trincea d'Europa: le bombe cadono vicino alla Polonia. La Nato si prepara

Daniele Di Mario
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I missili russi cadono a venti chilometri dalla Polonia, frontiera Est dell'Alleanza atlantica. Così la Nato copre i propri fianchi, aumentando la propria presenza nei Paesi alleati al confine con la Russia. Sono arrivate in Slovacchia le prime unità militari dell'Alleanza atlantica che schierano il sistema di difesa anti-missile Patriot, e il dispiegamento continuerà nei prossimi giorni. Lo ha reso noto Jaroslav Nad, il ministro della Difesa slovacco.

Il sistema sarà gestito da truppe tedesche e olandesi e sarà inizialmente schierato presso l'aeroporto di Sliac nella Slovacchia centrale per rafforzare la difesa del fianco orientale della Nato. Nei giorni scorsi il Parlamento slovacco aveva dato il via libera allo stazionamento di 2.100 uomini dell'Alleanza nel territorio del Paese. Anche il Regno Unito si è impegnato a schierare il sistema missilistico di difesa aerea Sky Sabre dell'esercito britannico in Polonia insieme a 100 soldati per proteggere lo spazio aereo polacco.

Intanto la Polonia insiste per inviare una missione peacekeeping in Ucraina. L'ambasciatore polacco in Usa ha chiarito che la proposta del governo di Varsavia di una missione di mantenimento della pace in Ucraina che coinvolga le forze militari della Nato non intende scatenare un conflitto diretto con la Russia. Il piano, proposto alla vigilia del vertice della Nato, è «comprensibilmente un concetto preliminare» e il diplomatico non ha parlato - intervistato dalla Cnn - di tempistiche. «Credo che dobbiamo esplorare ogni opzione e ogni via per fermare questa aggressione e questa guerra non provocata il più rapidamente possibile, ovviamente senza coinvolgere la Russia in uno scontro militare diretto, perchè non è questo l'intento», ha detto Marek Magierowski. L'ambasciatore ha riconosciuto che le forze di pace possono essere attaccate in una zona di guerra ma «comunque», ha sottolineato, «è una proposta che dovrebbe essere discussa». «Non stiamo parlando di una possibile escalation e di un coinvolgimento delle truppe della Nato in Ucraina», ma bisogna valutare tutte le opzioni possibili, «non importa quanto radicali appaiano».

La proposta è stata bollata come «demagogica» dalla Russia e non piace neppure agli Stati Uniti, che hanno già bocciato la «no fly zone» sul cielo ucraino e temono un'ulteriore escalation del conflitto. L'ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfiel, ha escluso qualsiasi partecipazione militare statunitense a un'ipotetica missione di mantenimento della pace della Nato in Ucraina e ha anche aggiunto che al momento una missione del presidente Usa, Joe Biden, a Kiev, a margine del suo viaggio giovedì a Bruxelles, non è «sul tavolo». «Il presidente è stato molto chiaro sul fatto che non schiereremo truppe americane in Ucraina», ha detto la diplomatica. «Non vogliamo che si degeneri in una guerra con gli Stati Uniti».

Thomas-Greenfield ha aggiunto che altri Paesi della Nato «potrebbero decidere di voler mettere truppe all'interno dell'Ucraina». «Sarà una decisione che dovranno prendere». «L'Unione europea e la Nato non hanno mai minacciato la Russia e non hanno mai dato il via a politiche aggressive, anzi hanno proposto alla Russia un dialogo regolare», afferma dal canto suo il Presidente del Consiglio dell'Ue, Charles Michel, in una intervista a "In mezz'ora" con Lucia Annunziata in cui ha denunciato la «nostalgia dell'impero zarista e sovietico» da parte di Mosca. «Putin ha voluto tornare alla guerra fredda, per questo non si tratta di una contrapposizione non fra Russia e Nato o Unione europea, ma di una contrapposizione fra la Russia e il resto del mondo», sottolinea. «Noi vogliamo difendere il diritto internazionale. Ci troviamo di fronte alla soglia di una guerra mondiale e la Russia dispone di armi nucleari. Dobbiamo usare tutti i mezzi per fermare il conflitto quanto prima e sostenere gli ucraini che combattono», aggiunge, spiegando per questo che «dobbiamo mantenere la porta aperta a Putin». 

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