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Il Principe Harry non molla, “io bevevo, Meghan e il suicidio...”. Ecco i nuovi documentari choc contro la Royal Family

Giada Oricchio

Harry d’Inghilterra spara a zero contro la Royal Family: “Bevevo per dimenticare il dolore della scomparsa di mia madre, morta quando frequentava un uomo non bianco. Quando ho chiesto aiuto per Meghan vicina al suicidio ci hanno abbandonato". Gli esperti reali avevano ragione: è arrivata un’altra colata di fangose insinuazioni da parte del Duca di Sussex contro i Windsor, nel podcast “The Me You Can't See” girato e prodotto dallo stesso Harry con l’amica Oprah Winfrey per Apple Tv. Dichiarazioni così gravi da ridimensionare perfino l’esplosiva intervista dello scorso 7 marzo in cui i Duchi di Sussex parlarono di razzismo da parte di un membro della famiglia reale.

 

  

 

Nel faccia a faccia con la Winfrey, il principe Harry ha rivelato di essere stato scoraggiato a denunciare il suo stato psicofisico da bambino a seguito della morte improvvisa della madre e quando ha cercato di chiedere aiuto per la moglie Meghan Markle, che aveva tendenze suicide, si è trovato di fronte al silenzio: “Pensavo che la mia famiglia sarebbe stata d'aiuto, ma ogni singola domanda, ogni richiesta, ogni avvertimento è stato accolto con silenzio e totale abbandono. Meghan e io abbiamo trascorso quattro anni a cercare di far funzionare le cose, abbiamo fatto tutto il possibile per restare e continuare a svolgere il nostro ruolo, ma Meghan era in difficoltà, stava lottando e il suo stato mi ricordava quello di mia madre negli ultimi giorni della sua vita. La storia si stava ripetendo”. Harry ha proseguito facendo intendere che la relazione di Lady Diana con il milionario Dodi Al Fayed era osteggiata da Buckingham Palace perché lui era di colore: “Mia madre è stata inseguita fino alla morte mentre stava con qualcuno che non era bianco. E ora guarda cosa è successo. È incredibilmente scioccante pensare di poter perdere un'altra donna nella mia vita, fra l’altro per colpa delle stesse persone, dello stesso business”.

 

 

In questo ciclo di interviste senza pudore, il Duca di Sussex ha affrontato la sua incapacità di elaborare il dolore per la morte materna, l'impotenza provata per non essere riuscito a proteggerla, la conseguente dipendenza da droghe e alcol per intorpidire la sofferenza, l’ansia e la sensazione di essere intrappolato, il (presunto) rifiuto della sua famiglia a supportare Meghan quando stava male e l’importanza della terapia a "rompere il ciclo di pena genetica". Harry ha confessato che dopo l’incidente automobilistico del 1997 in cui la mamma perse la vita, ha affrontato un tumulto emotivo: “Mi drogavo e bevevo tanto alcol quanto se ne beve in una settimana, non perché mi divertissi, ma per cercare di nascondere il dolore. Ho passato quasi due decenni a ‘non pensare’ a mia madre prima di ottenere aiuto, fu un periodo di caos totale. Ma alla fine quando ho preso la decisione di lasciare il palazzo per il bene della mia famiglia, ancora una volta mi hanno detto: ‘non puoi farlo’, allora mi chiedo: quanto deve andare male per permettermi di farlo? Meghan stava per porre fine alla sua vita. Non dovrebbe essere necessario arrivare a quello. Se ho qualche rimpianto? Non aver preso posizione prima del mio matrimonio”.

Il principe ha aggiunto: “Il rumore delle telecamere e la lucina rossa mi fanno ribollire il sangue, mi fanno arrabbiare e mi portano a quello che è successo con mia madre, ero così arrabbiato per quello che le avevano fatto e perché non c’era giustizia. Le stesse persone che l’hanno inseguita sotto il tunnel, l’hanno fotografata morente sul sedile della macchina. Ho sofferto di attacchi di panico finché Meghan non mi ha convinto ad andare in terapia (circostanza singolare considerato che la Markle era la prima ad aver bisogno di aiuto e non lo avrebbe trovato, nda). Ora non ho più gli attacchi di panico e negli ultimi 4 anni ho imparato più di quanto abbia fatto nei precedenti 32”. Tuttavia l’intervista verità non aveva un taglio documentaristico, era più simile a uno show: musica drammatica a sostegno delle immagini di Harry che a 13 anni, a testa bassa, seguiva il feretro della madre, la voce fuori campo che sul volto del principe Carlo sottolinea: "Trattare le persone con dignità è il primo atto", la presenza di star quali la cantante Lady Gaga e l'attrice Glenn Close oltre a un servizio su Fawzi, rifugiato siriano.