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Usa 2020, colpi bassi e insulti: non annoia Donald Trump contro Joe Biden

Massimiliano Lenzi
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Che duello ragazzi quello andato in scena in tv negli Stati Uniti tra Donald Trump e Joe Biden, in vista del voto di novembre che dovrà decidere il nuovo presidente americano! Eppure in Italia, poche ore dopo l’avvenimento, sui giornali online era già tutto un fioccare di critiche, con aggettivi che andavano dal deprimente al caotico passando per il trash. Non poteva essere altrimenti perché oggi l’Italia nel suo dibattito pubblico e giornalistico è un pan di zucchero di bontà finte, di politicamente corretto, di tabù sulle parolacce e sulla durezza dello scontro, di conformismi e unanimismi senza precedenti nella sua storia. Ed un paese terra di zucchero non può comprendere, o meglio, preferisce non comprendere la durezza di uno scontro senza sconti, che è quello andato in scena negli Stati Uniti tra Joe Biden e Donald Trump, due che non si sopportano e si è visto. Le loro idee politiche sono lontanissime quanto al loro linguaggio, fatto anche di attacchi duri, è stato, senza infingimenti, un linguaggio di verità sui sentimenti di questi duellanti. Altro che democrazia dell’insulto. Democrazia. Punto. E le reazioni critiche sul duello, in questo caso va detto, non solo italiane ma del mondo occidentale, sui social e il resto, pongono un interrogativo forte: che le democrazie occidentali non abbiamo più la consapevolezza e la capacità di sentire come espressione del loro stesso essere democrazie, una lotta politica dura, anche nel linguaggio? Temiamo sia così.

Ma torniamo al duello tra Biden e Trump. Hanno dato vita ad un’ora e mezzo western, puntando al cuore politico l’uno dell’altro, per farlo secco davanti al pubblico americano. I temi c’erano tutti: la Corte Suprema, la lotta al coronavirus e la pandemia, l’economia, l’ambiente, la sicurezza e le tensioni razziali, la questione della regolarità del voto. Con Trump che attaccava Biden e si autoelogiava. «Nessuno meglio di me», il virus colpa della Cina che ha esportato nel mondo la peste ed il voto per posta che sarà una catastrofe. Biden contrattaccava, con Trump che gli parlava sopra (ma anche viceversa), colpendo in quelli considerati i punti deboli di The Donald, a cominciare dalle sue tasse. Con momenti da duello western. Biden: «È vero che ha pagato 750 dollari di tasse nel 2017 e nel 2018?». E Trump: «Ho pagato milioni di dollari di tasse». Biden: «E perché non lo fa vedere?». Trump: «Lo vedrete». Biden: «Quando?». Trump: «Sentite, non voglio pagare le tasse se non è necessario... Ho avuto sgravi fiscali perché ho costruito grandi imprese». Biden: «Tu approfitti delle scappatoie della legge». Trump: «Quella che avete fatto tu e Obama». Biden ha poi chiamato Trump «cagnolino di Putin» mentre Trump ha detto a Biden «non c’è nulla di intelligente in te. In 47 anni non hai fatto niente». Biden: «Sei il peggior presidente che l'America abbia mai avuto». Trump: «La sinistra radicale ti tiene in pugno». Sul coronavirus l'ex vice presidente ha poi sferzato il presidente Usa: «Puoi iniettarti candeggina nel braccio se vuoi». Ma Trump ha ribattuto: «Vuole chiudere il paese fino all'elezione».

Scontro anche sulla nomina del giudice Amy Coney Barrett alla Corte Suprema. «Abbiamo vinto le elezioni e abbiamo il diritto» di nominarla, ha detto Trump, rispondendo alla prima domanda sul palco di Cleveland aggiungendo che «sarà un giudice incredibile». Biden, dal canto suo, ha controbattuto: «Non è opportuno scegliere il nuovo giudice prima del voto, si vuole solo cancellare la riforma sanitaria e la copertura per milioni di persone». Il duello televisivo è andato avanti così, senza esclusione di colpi, per 96 minuti circa, la durata di una partita di calcio più recupero, il tempo ideale per uno spettacolo, con gli sfidanti che si davano sulla voce, senza esclusione di colpi. Spendiamo due parole anche per Chris Wallace, giornalista di Fox News, il moderatore del duello che è stato in evidente difficoltà: ha chiesto più volte a Trump di rispettare le regole e di lasciar parlare Biden. Ma i suoi appelli sono caduti nel nulla. Sembrava come uno sceriffo troppo timido tra due pistoleri che si combattono. Anche per questo forse, abituati al sonnifero del talk all’italiana, improntato al volemose bene (anche se non è vero per nulla), mai divisivo nel profondo, il dibattito americano non poteva che finire bocciato dai critici nostrani. Mancava il miele. Noi invece lo promuoviamo a pieni voti. Dentro c’era tutta l’America: il gusto del western, la coscienza che tra i due vincerà soltanto uno, colpi duri, asprezze e accuse. Senza bonomìa. C’era la cattiveria della politica in diretta, un gusto da troppo tempo mascherato.

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