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«Putin? Sembra un ragazzino annoiato»

Battuta al vetriolo del presidente americano Obama sul collega Replica da Mosca: non abbiamo provocato noi la crisi nelle relazioni

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Barack Obama se n'è andato in vacanza lanciando l'ultima bordata nei confronti di Vladimir Putin: «Sembra sempre il ragazzino annoiato all'ultimo banco». Nell'ultima conferenza stampa prima della pausa estiva, Obama ha esplicitamente detto che, da quando Putin è tornato al Cremlino, le relazioni tra Mosca e Washington sembrano essere scivolate in un fastidioso flash back da Guerra Fredda, dichiarando un'aperta preferenza per il periodo in cui il presidente russo era Medvedev. Ma è andato anche oltre, con una frecciata velenosa. «So che la stampa è sempre attenta al body language, e lui ha quella sorta di atteggiamento svogliato, che sembra come il ragazzino annoiato all'ultimo banco della classe», ha detto tra il serio e il faceto, affermando comunque che non è vero quello che scrive la stampa che all'origine dei problemi tra i due vi sarebbe una pessima chimica personale. Che avrebbe fatto preferire al macho Putin il cowboy Bush piuttosto che l'intellettuale, e ragazzino seduto al primo banco, Obama. «La verità è che quando abbiamo avuto colloqui insieme, spesso sono stati produttivi», ha aggiunto Obama che nei giorni scorsi ha annullato il vertice con Putin previsto a Mosca prima del G20 che ai primi di settembre si terrà a San Pietroburgo. La battuta di Obama ha spinto i giornalisti americani ad andare a controllare le foto degli incontri tra i due, in particolare quella del colloquio che hanno avuto a margine del vertice del G8 in Irlanda del Nord lo scorso in cui i due appaiono entrambi non particolarmente entusiasti. Il problema è che le divergenze tra le due superpotenze sono aumentate e non possono essere circoscritte al caso Snowden, come tenta di far credere Mosca. Motivi di attrito vanno ricercati anche nella gestione dei diritti umani (Pussy Riot e gay solo per citare un paio di casi) e nell'atteggiamento verso la crisi siriana. «Non c'è nessuna guerra fredda fra i due paesi. Al contrario, abbiamo la relazione più stretta e un potenziale decisamente positivo per il suo miglioramento», ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, nella conferenza stampa che al dipartimento di Stato ha concluso la riunione esteri e difesa tra Stati Uniti e Russia. Il caso dell'ex analista della Nsa «non ha oscurato le nostre discussioni» e la questione non dominerà «il mainstream» della relazioni bilaterali ha detto il capo della diplomazia russa, chiedendo che sia l'economia ad «assumere un ruolo più importante nelle nostre relazioni». Ma il segretario di Stato John Kerry ha riaffermato che le relazioni bilaterali «sono caratterizzate sia da interessi condivisi che, a volte, da interessi conflittuali e in collisione» estendendo oltre il caso Snowden il terreno della divergenza. Immediata la replica da Mosca: «Non è stata la Russia a provocare l'ultima crisi nelle relazioni bilaterali con gli Stati Uniti» ha detto il presidente della commissione esteri della Duma, Alexei Pushkov, in una intervista all'agenzia Itar-Tass in cui accusa Washington di aver adottato «nell'ultimo anno e mezzo una serie di azioni anti russe. Tutti i segnali negativi arrivano dagli Stati Uniti» ha aggiunto in risposta alla denuncia sulla retorica anti americana in Russia da parte di Obama. Che da ieri se n'è andato con la moglie Michelle e le figlie sull'esclusiva isola di Martha's Vineyard, in Massachusetts. Il portavoce ha spiegato che il presidente sarà regolarmente aggiornato su tutta una serie di questioni nazionali e internazionali ma non è in programma alcuna apparizione pubblica durante il periodo di riposo. Il rientro a Washington è previsto per il 18 agosto. Intanto, nonostante la riapertura, prevista per oggi, di 18 sedi diplomatiche statunitensi in Medio Oriente e Nord Africa (ma non nello Yemen) chiuse la scorsa settimana a seguito dell'allarme terrorismo, la vigilanza resta «ai massimi livelli» in tutte le basi e le strutture statunitensi e Nato dislocate sul territorio italiano. Si tratta di alcune decine di siti considerati «sensibili» sotto il profilo del rischio di attentati, tra cui la base di rifornimento e logistica di Camp Darby (Pisa), la base dell'aviazione americana di Aviano (Pn), il quartier generale dell'aviazione e della marina Usa di Sigonella (Catania). Già l'altro ieri, a seguito di una specifica direttiva che disponeva controlli più serrati dopo l'allarme per possibili attentati, era stata intensificata la vigilanza, con l'utilizzo anche di artificieri, presso le ambasciate degli Usa, in via Veneto a Roma, e della Gran Bretagna, in via XX Settembre. Le stesse fonti precisano comunque che «si tratta di una misura che viene mantenuta a titolo precauzionale» e che «non ci sono specifici allarmi per quanto riguarda l'Italia».

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