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Moody's promuove l'Italia di Meloni. Dopo 23 anni il rating passa a Baa2 per la stabilità del governo

Foto: Ansa

Filippo Caleri
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Grande serata quella di ieri sera per il Paese. Moody’s ha alzato il rating dell’Italia a Baa2 con outlook stabile. È la prima promozione per l’Italia, da parte dell’agenzia, dopo 23 anni. L’upgrade, scrive l’agenzia in una nota, «riflette un percorso coerente di stabilità politica e di continuità nelle politiche economiche, elementi che rafforzano l’efficacia delle riforme, degli investimenti e degli interventi fiscali previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)». Moody’s segnala inoltre «la possibilità di ulteriori azioni di politica economica a sostegno della crescita e del consolidamento fiscale oltre la scadenza del piano, fissata ad agosto 2026». Di conseguenza, «l’agenzia prevede che l’elevato debito pubblico italiano comincerà a diminuire gradualmente dal 2027 in avanti». L’outlook stabile, invece, «riflette un equilibrio tra i punti di forza e le criticità del profilo creditizio italiano».

 

 

L’analisi si suddivide in due parti: «Considerando il lato positivo, riforme volte a migliorare l'efficienza del settore pubblico e l’ambiente imprenditoriale potrebbero rafforzare ulteriormente le prospettive di crescita, con effetti benefici sui conti pubblici» mentre «sul lato negativo, la riduzione del debito resta legata a una crescita del Pil relativamente robusta e a un aumento dell’avanzo primario: una crescita più debole o un consolidamento fiscale meno marcato rispetto alle attese comprometterebbero le proiezioni di un debito in calo». Il giudizio atteso ma incerto fino alla fine ha portato il ministro dell’Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti a esprimere la sua soddisfazione. «Siamo soddisfatti della promozione di Moodys, la prima dopo 23 anni. Un’ulteriore conferma della ritrovata fiducia in questo governo e dunque nell’Italia». L’Italia, sottolinea Moody's, «sta compiendo buoni progressi nel raggiungimento delle milestone e degli obiettivi del Pnrr, risultando il Paese dell’Ue più avanzato in termini di numero di richieste di pagamento e di erogazioni. Prevediamo che l’Italia sarà in grado di fare pieno uso dei fondi assegnati, pari a un totale di 194,4 miliardi di euro (9,1% del Pil nel 2023), di cui 71,8 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti. Sebbene l’allocazione dei fondi sia stata rallentata da limiti di capacità e colli di bottiglia nell’assorbimento, posticipando l’impatto positivo sulla crescita rispetto alle stime iniziali, gli investimenti pubblici sono aumentati negli ultimi anni».

 

 

Il settore bancario «robusto, i solidi bilanci del settore privato e la buona posizione esterna rappresentano ulteriori fattori di sostegno alla stabilità economica», aggiunge ancora l’agenzia di rating. «Questi elementi positivi mitigano, ma difficilmente compenseranno completamente, l’impatto negativo sulla crescita potenziale derivante dall’invecchiamento della popolazione». Moody's punta su un rapporto debito/pil «appena superiore al 130% entro il 2034», partendo da una nostra stima del 136,5% per il 2025. Intanto prosegue il cammino della Manovra. «Rafforzare il tessuto produttivo della Nazione, difendere l’economia reale, creare le condizioni per la crescita, aiutare i più fragili e ridare ossigeno al ceto medio. Questi sono i nostri obiettivi, e so che sono anche i vostri. Di chi ha a cuore questa Nazione e lavora ogni giorno con un solo grande scopo: rendere l'Italia sempre più forte, giusta e competitiva». Giorgia Meloni ha tratteggiato cosi alcuni dei punti chiave della Manovra 2026.

 

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