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FS verso una mobilità a zero emissioni

Il Gruppo ferroviario guidato da Luigi Ferraris punta alla neutralità carbonica con dieci anni di anticipo

Leonardo Ventura
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Sono tecnologicamente avanzati, accessibili, comodi, ma soprattutto sono ecologici. Se l’attenzione ai cambiamenti climatici si misura anche dal modo in cui si sceglie di viaggiare, i nuovi treni regionali Rock, Pop e Blues si muovono pienamente verso questa direzione, anche per ciò che riguarda le loro caratteristiche tecniche e specifiche di fabbricazione.

Finanziati con Green Bond, i nuovi convogli di Trenitalia Rock e Pop consentono infatti di ridurre del 30% i consumi rispetto ai treni della generazione precedente, a loro volta progressivamente in sostituzione sui binari italiani. Realizzati con leghe leggere, sono dotati di un motore a ventilazione naturale, illuminazione a led, di un sistema di climatizzazione con sensori di CO2 e sfruttano la tecnologia Smart parking, che permette di spegnere alcuni apparati di bordo andando così a ridurre i consumi durante le soste.

Viaggiando sempre a tempo di musica, ai Rock e ai Pop si aggiungono gli ultimi arrivati del trasporto regionale targato FS: i treni a tripla alimentazione Blues. Pensati per essere alimentati elettricamente, a diesel o a batteria a seconda delle esigenze e al tipo di linea ferroviaria che si sta percorrendo, questi mezzi sono anche in grado di ridurre del 50% il consumo di carburante grazie alla tecnologia ibrida, oltre che contribuire a una forte diminuzione delle emissioni di anidride carbonica rispetto agli altri treni diesel in circolazione.

L’impiego dei nuovi treni dalle prestazioni d’avanguardia, destinati soprattutto a pendolari, studenti, turisti e costruiti quasi totalmente con materiali riciclabili, sono destinati a rinnovare la flotta regionale di Trenitalia attraverso il rilancio di un servizio caratterizzato da elevati standard qualitativi, contribuendo alla salvaguardia dell’ambiente. Ed è proprio su quest’ultimo punto che il Gruppo FS guidato dall’Amministratore Delegato Luigi Ferraris continua a focalizzare le proprie azioni.

Per avanzare verso il traguardo net-zero e contribuire alla riduzione delle emissioni del settore dei trasporti, Ferrovie dello Stato Italiane si sta muovendo lungo quattro linee di intervento: modal shift, phase out dei combustibili fossili, efficientamento energetico ed energie rinnovabili. Per quanto riguarda il modal shift, FS punta a far spostare sempre più persone su treni, bus, mobilità dolce e altri mezzi collettivi e condivisi, nonché trasportare su ferro una quota crescente di merci, togliendo quindi auto e camion dalle strade. Su un altro fronte si lavora per ampliare la rete ferroviaria allo scopo di renderla più capillare e diffusa, trasformando contemporaneamente le stazioni in nodi di intermodalità e poli di attrazione per lo sviluppo del territorio.

Per quanto riguarda la dismissione dei combustibili fossili, il piano industriale prevede l’elettrificazione di oltre 2mila chilometri di linea, il che significa eliminare gradualmente dalla circolazione i mezzi diesel inquinanti ed energivori.

Nel suo piano industriale da 200 miliardi di investimenti in dieci anni, il Gruppo ha fissato di raggiungere la neutralità carbonica nel 2040, con 10 anni di anticipo rispetto agli obiettivi europei, un traguardo, questo, che prevede uno step intermedio: prendendo come base di riferimento il 2019, FS vuole dimezzare entro il 2030 le emissioni dirette e indirette (Scope 1 e Scope 2) e ridurre del 30% quelle della catena del valore, le cosiddette Scope 3 prodotte da fornitori, clienti, collaboratori, ecc. 

Il capitolo energia, senza dubbio, è quello ad avere un peso determinante: da un lato si procede con attività di efficientamento e riduzione dei consumi, dall’altra si sta mettendo in piedi un piano di autoproduzione di energia pulita. La riduzione dei consumi parte da treni e bus, progettati per avere performance ambientali sempre più elevate, proprio come accade con i treni regionali Rock, Pop e Blues, mentre anche le principali infrastrutture del Gruppo come stazioni, officine, sottostazioni elettriche, strade e gallerie, sono oggetto di interventi di riqualificazione energetica.

Il piano industriale decennale voluto dall’AD del Gruppo FS Luigi Ferraris prevede l’autoproduzione di energia elettrica per arrivare a soddisfare il 40% del fabbisogno energetico attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici nelle officine, nelle stazioni e in altri spazi di proprietà. Uno degli esempi più virtuosi è rappresentato dal centro di manutenzione dei treni Alta Velocità presso lo scalo San Lorenzo a Roma: qui sul tetto dei capannoni è stato installato un impianto da 1.108 kW per produrre 1,5 GWh all’anno. La produzione di energia pulita permette un risparmio di quasi 800 tonnellate di CO2 all’anno, e oltre che nella produzione da fonti rinnovabili, il centro di manutenzione ha investito anche nell’efficientamento energetico e ridotto i consumi di luce e riscaldamento, riuscendo a raggiungere un livello di autosufficienza pari al 39% del fabbisogno energetico.

Nel 2022 l’azienda ferroviaria ha consumato complessivamente circa 27 milioni di GJ, di cui circa il 74% è costituito dai consumi di energia elettrica destinata prevalentemente a far circolare i treni. Ora, però, il Gruppo sta iniziando a ragionare da produttore, con 1,6 miliardi da destinare a impianti fotovoltaici da installare negli spazi di proprietà. Il fine è produrre – a regime, 2,6 TWh all’anno – aumentando così del 10% la produzione complessiva attuale degli impianti di energia solare installati in Italia.

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