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La Bce alza i tassi di interesse. Fine del denaro a costo zero: mutui e prestiti più cari

Filippo Caleri
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Fine di un’epoca. Il denaro a costo zero sarà presto solo un ricordo. La Banca centrale europea alzerà il tasso di interesse dell’Eurosistema a luglio dello 0,25%. Una mossa necessaria per contrastare il livello di inflazione che, nell’Eurozona, ha raggiunto l’8,1% a maggio 2022. E non è finita. La Eurotower si aspetta inoltre di «alzare nuovamente i tassi a settembre». L’effetto non sarà solo sui mercati finanziari ma anche sui consumatori che vedranno crescere il costo di mutui e prestiti. La corsa continuerà. Dopo settembre «ci si attende che un ritmo graduale, ma sostenuto, di ulteriori aumenti sarà appropriato». «I dati ci dicono che l’inflazione resterà molto alta per un po’ di tempo e che la moderazione dei prezzi dell’energia, la ripresa della produzione industriale dopo la pandemia e la normalizzazione della politica monetaria comporterà un calo dei prezzi, portando l’inflazione media nel 2022 al 6,8%, nel 2023 al 3,5% e nel 2024 al 2,2%, ma se l’incremento dei prezzi persiste a settembre ci adopereremo per un rialzo dei tassi dell’Eurosistema ancora più significativo», ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, al termine della riunione del Consiglio direttivo. Non solo. Il cambio di passo rispetto all’epoca di Draghi a Francoforte riguarda anche il piano di acquisti di titoli di Stato che avevano consentito il contenimento dello spread.

Fine dunque, sempre dal primo luglio, degli acquisti netti di attività nell’ambito del Paa (Programma di acquisto di attività, App). La Bce «intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del Paa per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento della Bce e, in ogni caso, finché sarà necessario per mantenere condizioni di abbondante liquidità e un orientamento adeguato di politica monetaria». Mosse già conosciute ma comunque sufficienti a mandare al tappeto le Borse europee. Milano è stata la peggiore e ha chiuso in rosso dell’1,90. Poco meglio Francoforte e Parigi con perdite rispettivamente dell’1,7% e dell’1,4%. 

Le scelte monetaria sono state frutto di «discussioni molto produttive ad Amsterdam», che «si sono concluse con decisioni prese all’unanimità» ha osservato Lagarde. Per ora tutti d’accordo. 

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