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Caso Montepaschi, nel piano Mps 4mila esuberi. Indiscrezioni sul salvataggio della banca senese

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Quattromila esuberi. È il numero che potrebbe comparire secondo, quanto risulta a Il Tempo, sul piano industriale che l'ad del Monte dei Paschi di Siena, Luigi Lovaglio, svelerà al mercato il 23 giugno prossimo. Un numero importante che, se rappresenta per il capo azienda, il segnale agli operatori sulla volontà di riportare la banca senese nei binari del riassetto, rischia di creare nocumento allo stesso processo. Sì, perché stando alle indiscrezioni, le uscite sarebbero concentrate tutte entro la fine del 2022.

Un esodo di massa, insomma, per segnare i costi nell'ultimo bilancio prima dell'aumento di capitale che dovrebbe cambiare le sorti del Monte. Questo nel rispetto della mera teoria economica e finanziaria però, perché dietro il numero dei tagli volontari (che comunque non sarebbero traumatici perché frutto di scivoli e strumenti di accompagnamento) c'è anche lo spettro del blocco o comunque della criticità per l'attività bancaria.

A chiedere di uscire, infatti, sarebbero principalmente le risorse della rete commerciale: quelli che fanno e sviluppano materialmente il business, e dunque i più «usurati» dal lavoro bancario. Difficile pare infatti convincere all'uscita i dipendenti delle filiali e quelli che esercitano le attività del cosiddetto back office. Il rischio è dunque quello di spogliare l'istituto di Siena delle risorse più attive nel portare reddito e utili, e rallentare di fatto l'operatività e la cosiddetta gestione industriale. Uscite di risorse così veloci a fronte di zero assunzioni, almeno nella fase iniziale, depauperano il capitale umano. E frenano la creazione di valore. Un elemento critico che pare comunque essere presente nelle valutazioni del management e che potrebbe motivare tempi più lunghi per il dimagrimento della pianta organica. Ma l'esigenza di far presto resta.

La motivazione dell'ad per l'accelerazione dei tagli ha una ragione di calcolo non indifferente. Per aumentare l'appeal degli operatori finanziari, che saranno chiamati a sottoscrivere l'aumento di capitale, stimato in circa 3 miliardi, e che di fatto potrebbe segnare la diluzione della presenza dello Stato assicurata oggi dal ministero dell'Economia, Lovaglio vorrebbe caricare tutti i costi dell'operazione di dimagrimento del personale sul bilancio di quest' anno. Questo consentirebbe di tenere ancora basso il valore del titolo in Borsa, che resterebbe parametrato su un bilancio potenzialmente in rosso, e di rendere l'operazione di ingresso di altri eventuali soci più economica e con maggiore interesse per i potenziali acquirenti. Questi potrebbero contare sull'acquisto a prezzi convenienti di una banca a quel punto sgravata da oneri e costi delle gestioni passate. Ma in grado di dare soddisfazioni. Sì perché i 3 miliardi della ricapitalizzazione potrebbero generare impieghi per multipli di dieci e far diventare il Monte un buon affare. 

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