Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Chi decide il salario minimo in Italia, vertice a Strasburgo. L'Ue ci impone il provvedimento

Benedetto Antonelli
  • a
  • a
  • a

Si riuniscono questa sera alle 19 a Strasburgo i rappresentanti di Parlamento, Consiglio e Commissione europea per arrivare all'approvazione finale della direttiva sul salario minimo. È il round decisivo di trattative. Le probabilità di arrivare a un'intesa nella notte sarebbero molto alte, tanto che è già stata fissata una conferenza stampa per domani mattina. Ad oggi sono 21 i Paesi della Ue che adottano il salario minimo, e in 13 di questi è inferiore a mille euro.

L'Italia è uno dei sei Stati membri che non lo hanno adottato insieme a Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia, Svezia. Tra l'altro, gli ultimi dati Ocse riportano che il nostro Paese è l'unico dei 27 per cui la variazione media degli stipendi tra il 1990 e il 2020 ha segno negativo, pari a -2,90%. Per avere un idea, basta considerare che in Spagna sono saliti del 6,2%, in Francia del 31,1% e in Germania del 33,7%. In questi ultimi due Paesi anche il costo della vita è maggiore, ma non così tanto in proporzione alla differenza dei salari.

La proposta della Commissione europea risale al 2020 ed è già stata approvata in prima lettura dall'Europarlamento e dal Consiglio. La misura ha passato il vaglio del Parlamento Ue lo scorso 25 novembre (443 voti a favore, 192 contro e 58 astensioni). Il provvedimento mira a stabilire dei requisiti di base per garantire un salario che permetta un livello di vita dignitoso per i lavoratori e le loro famiglie. I deputati propongono due possibilità per raggiungere l'obbiettivo: un salario minimo legale (il livello salariale più basso consentito dalla legge) o la contrattazione collettiva fra i lavoratori e i loro datori di lavoro.

Inoltre, il Parlamento vuole rafforzare ed estendere la copertura della contrattazione collettiva obbligando i Paesi Ue con meno dell'80% dei lavoratori coperti da questi accordi a prendere misure efficaci per promuovere questo strumento. Il Consiglio, invece, aveva approvato la sua proposta di negoziazione il 6 dicembre scorso e punta in particolare sulla promozione della contrattazione collettiva. «Tendenzialmente, nei Paesi caratterizzati da un'elevata copertura della contrattazione collettiva la percentuale di lavoratori a basso salario è minore e le retribuzioni minime sono più elevate rispetto ai Paesi in cui tale copertura è più bassa.

Per questo motivo i ministri hanno convenuto che i Paesi dovrebbero promuovere il rafforzamento della capacità delle parti sociali di partecipare alla contrattazione collettiva. Qualora la loro copertura della contrattazione collettiva sia inferiore al 70%, dovrebbero anche definire un piano d'azione per promuoverla», affermano i ministri nella loro proposta.

Tuttavia, «al fine di promuovere l'adeguatezza dei salari minimi legali e garantire quindi condizioni di vita e di lavoro dignitose, gli Stati membri in cui sono previsti tali salari minimi legali hanno il compito di introdurre un quadro procedurale per fissarli e aggiornarli secondo una serie di criteri chiari e stabili. I salari minimi legali saranno aggiornati con regolarità e tempestività. Il loro importo può inoltre essere adeguato mediante meccanismi di indicizzazione automatica».

I ministri hanno inoltre convenuto una serie di misure per migliorare l'accesso effettivo alla tutela garantita dal salario minimo per i lavoratori che vi hanno diritto: controlli e ispezioni adeguati, informazioni facilmente accessibili sulla tutela garantita dal salario minimo, un richiamo alle norme vigenti in materia di appalti pubblici, il diritto di ricorso e sanzioni per i datori di lavoro inadempienti.

Dai blog