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Ombra aggiotaggio su Tim. Consob immobile dopo la proposta di Kkr: solo speculazione

Filippo Caleri
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Qualcosa non torna nella vicenda della manifestazione di interesse fatta dal fondo statunitense Kkr su Tim. E l'ombra dell'aggiotaggio rischia di allungarsi minacciosa sul dossier. A evocarla non direttamente, ma sulla base del ragionamento implicito, il presidente della Consob, Paolo Savona chiamato in causa per essere rimasto inattivo di fronte ai volumi di scambi immensi che hanno fatto guadagnare al titolo Tim oltre il 30% in un solo giorno. Ebbene, come ha ricordato Paolo Madron in un suo articolo, il numero uno della Consob ha spiegato che i tecnici dell'Autorità di controllo sulla Borsa non sono intervenuti perché «quella di Kkr su Tim non era un'offerta ma solo un preannuncio». A questo punto occorre leggere l'articolo 501 del codice penale che recita: «Chiunque, al fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti divulga notizie false, esagerate o tendenziose o adopera altri artifizi atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 516 a 25.822». Un articolo di legge che spiega che annunciare notizie al mercato e provocare un aumento dei valori prefigura una fattispecie specifica, quella dell'aggiotaggio. Cioè un reato. E in fondo finora l'offerta di Kkr tale è rimasta: un annuncio senza impegno che ha fatto solo lievitare il prezzo del titolo. Senza nessun impegno formale a proseguire. Basterebbe un dietrofront improvviso, che non avrebbe alcuna conseguenza sul business, da parte degli americani, per lasciare il mercato con un palmo di naso.

 

 

Insomma la Consob, che finora ha fatto solo da spettatore, un occhio sulle montagne russe sulle quali sta viaggiando l'azione di Tim negli ultimi giorni, dovrebbe iniziare a metterlo. Anche perché i rumors parlano con insistenza di un possibile aumento del prezzo riconosciuto per ogni titolo per andare incontro alle richieste del socio francese Vivendi. In altre parole senza lo straccio di un documento che impegna Kkr e lo vincola al rispetto di determinate condizioni di acquisto, il prezzo potrebbe avvicinarsi, spinto dalle aspettative, addirittura a verso gli 80 centesimi. Se non un riflettore, una lampadina qualcuno dovrebbe accenderla. Sicuramente l'attenzione del governo sul dossier Tim-Kkr resta alta. Le priorità dell'esecutivo sono tre e sono state indicate dal premier Mario Draghi: «Siamo ancora ai primissimi passi in cui molte cose devono essere valutate, quello che il governo ha fatto e che ha detto è che ha tre priorità nell'analizzare questa offerta e il futuro di Tim: la protezione dell'occupazione, la protezione della tecnologia, di grandissimo valore, che è all'interno del gruppo Tim sotto le varie società e la protezione della rete» ha detto.

 

 

«Parlare allo stato di possibile esercizio dei poteri speciali è prematuro» è la valutazione del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che alla Camera in question time, ha risposto a domande sulla vicenda di cui è protagonista Tim. «È una manifestazione di interesse, non è una offerta vincolante», ha premesso, riferendosi a quella espressa dal fondo Kkr, che per ora ha messo sul piatto il valore «indicativo» di 50,5 centesimi per azione. E anche per lui anche se mai citato il pensiero di una presunzione di aggiotaggio è evidente. Per questo meglio «un profilo di comunicazione asciutto» ha fatto notare Giorgetti, ricordando che quella di Kkr «è una proposta che allo stato non è stata ancora presentata, credo neppure al Consiglio Tim che venerdì potrà vagliarla nei suoi dettagli». Un cda che nel corso del quale potrebbe configurarsi il pressing di Vivendi per un cambio al vertice.

 

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