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Pensioni, la fine di Quota 100 arriva da Bruxelles. Draghi: "Non verrà rinnovata"

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Gaetano Mineo
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La fine di Quota 100 arriva da Bruxelles. Mario Draghi sceglie il teatro europeo per mettere la pietra tombale sul sistema pensionistico tanto caro alla Lega e perché no, anche ai sindacati, quest' ultimi già sul piede di guerra. «Ho sempre detto che non condivido Quota 100, che ha durata triennale e non verrà rinnovata».

Con la determinazione che lo contraddistingue, il premier alla fine del Consiglio europeo, ammaina una delle principali bandiere leghiste, impensabile fino a poco tempo fa, e se qualche speranza ancora restava, soprattutto tra le fila leghiste e sindacali, su un futuro per la legge sulla riforma anticipata, il premier le ha definitivamente spente. E per essere ancora più chiaro, Draghi ribadisce: «L'importante è tener fisso il fatto che la legge non verrà rinnovata per un triennio e che però occorre essere graduali nella sua applicazione. I dettagli verranno resi noti nel corso della legge di bilancio».

Nessuna nota stonata arriva dal Carroccio. Tutt' altro, è lo stesso Matteo Salvini, che sembra aver rispolverato il linguaggio democristiano, a sottolinea che «ci stiamo lavorando con Draghi, partendo dalla tutela dei lavoratori precoci e dei dipendenti delle piccole imprese» quindi «troveremo sicuramente una soluzione positiva». In sostanza, come se Quota 100 non fosse mai esistita. Perché, per dirla con il capo della Lega, «non mi interessano le etichette, mi interessa difendere lavoratori e pensionati ed evitare il ritorno alla legge Fornero». Tutta musica per il Partito democratico che attraverso Andrea Orlando rilancia: Draghi «ha già detto che Quota 100 si tocca ed è un bene» perché «i numeri ci dicono che c'erano distorsioni che vanno affrontate».

Al ministro del Lavoro, tuttavia, «non convince» la proposta di far andare prima in pensione le donne che fanno figli perché «sembra una cosa del ventennio». In sintonia la ministra delle Politiche giovanili, Fabiana Dadone, evidenziando che «non posso che essere d'accordo» con la posizione del Pd. «È chiaro che tutti vorremmo dare la possibilità alle persone di andare in pensione il prima possibile - dice l'esponente 5 Stelle di governo - ma è altrettanto vero che ci sono esigenze di economia generale da mantenere e ci vuole uno sguardo e un'attenzione rivolta alle nuove generazioni».

Puntuale l'opposizione di Fratelli d'Italia. «Dopo aver ascoltato il Presidente Draghi sullo stop a Quota 100 mi chiedo se per lui possa essere considerata "normalità" il ritorno alla Legge Fornero, cosa che normale non è», afferma il deputato Walter Rizzetto, capogruppo FdI in commissione Lavoro, ribadendo che il partito della Meloni continuerà «a sostenere Quota 41».

E se la politica appare «allineata e coperta» alla scelta di Draghi, i sindacati, come detto, sono pronto per le barricate. «È sbagliato lasciarsi andare in fughe in avanti con questa logica delle quote, che consideriamo assolutamente inaccettabile», sbotta il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra. Sbarra definisce «gravi e preoccupanti» le «notizie di alcuni ministri che anticipano proposte che noi consideriamo assolutamente irricevibili, sia nel metodo che nel merito». Nel coro c'è pure il segretario generale della Cgil, secondo cui «è il momento di fare una riforma vera» delle pensioni. «L'operazione 102, 104 è per rimanere come prima a 67 anni e si continua a ragionare come se i lavori fossero tutti uguali», sostiene Maurizio Landini. Siano solo agli inizi.

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