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Sulle pensioni tutto fermo: l'ipotesi di quota 102 non passa

Filippo Caleri
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La riforma delle pensioni per la fine di Quota 100 fa solo un piccolo passo avanti. Ma si ferma subito. La proposta presentata in consiglio dei ministri ieri dal ministro dell'Economia Daniele Franco, che prevedeva la cosiddetto quota 102 (64 anni d'età più 38 di contributi) nel 2022 per poi arrivare a quota 104 nel 2023 con 66 anni di età, si è dovuta scontrare con il muro dei ministri leghisti. Che si sono dichiarati contrari solo su questo punto.

Dunque unanimità raggiunta sul Documento programmatico di bilancio ma non sul punto della previdenza. A confermarlo anche il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti che, al termine del consiglio dei ministri, ha confermato la fumata nera sul punto. «Sulle pensioni ci sono diverse ipotesi in ballo, ma questa sera (ieri ndr) nessuna decisione su quota 100 è stata presa, così come chiesto dai ministri della Lega. Nei prossimi giorni si decideranno modalità e tempi delle modifiche del sistema pensionistico. Escludo qualsiasi ritorno alla legge Fornero».

Un concetto ribadito anche dal segretario della Lega, Matteo Salvini che ha detto: «Lavori in corso su reddito di cittadinanza e pensioni, la Lega è impegnata per tutelare i lavoratori precoci e quelli delle piccole e medie imprese del commercio e dell'artigianato. In più c'è soddisfazione per i 7 miliardi di taglio alle tasse e per la difesa dell'impianto delle pensioni: nessun ritorno alla Fornero».

Dopo aver messo la firma su Quota 100, insomma, il Carroccio ha immediatamente preso una posizione di netta contrarietà rispetto a qualunque ipotesi di cambiamento del regime per uscire dal lavoro. Così per evitare inutili strappi il governo ha preso dunque tempo per evitare di inceppare l'invio del documento che deve essere visionato e approvato dalla Commissione Ue nel rispetto delle procedure europee. Si può fare. Lo stop alla quota 102 non inficia lo schema del Dpb perché come hanno spiegato fonti di governo «visto che nel Dpb ci sono solo macro-voci, ogni decisione sul superamento della riforma delle pensioni del primo governo Conte può essere rinviata».

Tradotto: a Bruxelles interessano solo le cifre e il quadro finanziario all'interno del quale scrivere le norme della legge di Bilancio. Per ora il dettaglio delle misure non è richiesto. Dunque si va avanti nelle trattative. In attesa di capire come si uscirà dall'impasse non è stata abbandonata l'idea di ampliare a nuove categorie lavorative l'Ape sociale. Hanno accesso a questa misura: coloro che hanno l'invalidità civile pari o superiore al 74% e 30 anni di contribuzione, oppure i dipendenti con 36 anni di contribuzione e che hanno svolto professioni usuranti.

In ultimo, sono da discutere ed eventualmente approvare: l'adeguamento all'inflazione degli assegni pensionistici attivi in questo momento, l'ampliamento del contratto di espansione per i lavoratori a non più di 5 anni dal conseguimento del diritto alla pensione, e il prolungamento dell'opzione donna. Quest' ultima è la possibilità di uscita anticipata per lavoratrici autonome e subordinate che entro l'anno solare abbiano maturato un'anzianità contributiva di almeno 35 anni e un'età anagrafica minima di 58 anni se lavoratrici dipendenti, di 59 anni se lavoratrici autonome.

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