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L'acciaio per le ferrovie continua a far guadagnare i Lucchini 

La cassaforte della dinastia bresciana ha 285 milioni di patrimonio 

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Dividendo in lieve calo per i bresciani Lucchini: Giuseppe, la sorella Silvana e gli eredi dell’altra sorella Gabriella (i tre figli Carlo, Daniele e Luigi), che attraverso la cassaforte Sinpar controllano il gruppo industriale il cui asset principale è la Lucchini Rs, che lavora l’acciaio ferroviario. Qualche giorno fa, infatti, l’assemblea dei soci della holding ha deciso di prelevare una cedola di 3,2 milioni (di poco inferiore a quella di 3,5 milioni incassata lo scorso anno) a valere sull’utile di 5,6 milioni segnato nel bilancio ordinario 2019, in progresso dai 5 milioni dell’ano rima. Il resto dell’utile è stato mandato a riserva e in tal modo il patrimonio netto è salito a 285 milioni. Sui 294 milioni di attivo, la quota nella Lucchini Rs è incarico a 155,4 milioni e la famiglia ha investito anche nel private equity attraverso il 2,3% di The Equity Club (Tec), il club deal lanciato da Mediobanca (di cui i Lucchini restano soci del patto di consultazione con lo 0,38%) e attraverso quote nei veicoli collegati che hanno rilevato azioni di Jakala, La Bottega dell’Albergo e Philogen. I Lucchini rimangono anche investiti col 2,17% in Asset Italia, il club deal lanciato da Gianni Tamburi. Il bilancio consolidato 2019 di Sinpar s’è chiuso con ricavi in calo anno su anno da 444,4 a 424,6 milioni e un utile diminuito da 31,4 a 20,6 milioni. La holding dei Lucchini è controlla da tre veicoli: Gilpar per Giuseppe, Ausilco per Silvana e Gamico per gli eredi di Gabriella.

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