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Bus turistici, ultima fermata per i pullman: il settore bloccato dal coronavirus

Massimiliano Lenzi
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Rilancio sì, ma dal finestrino. Dell’autobus. In questa Italia che vive la recessione più violenta tra tutti i paesi Ue, c’e una categoria (speriamo che sia solo una ma ne dubitiamo fortemente) che il Governo e la politica hanno completamente dimenticato. Trattasi del comparto degli autobus con trasporto passeggeri. Prima di entrare nella cronaca di un oblio che non ha scuse, alcuni dati. “Il settore - spiega a “Il Tempo” Riccardo Verona, presidente del Comitato bus turistici italiani - è praticamente fermo dal 24 febbraio scorso, quando sono state sospese le gite scolastiche”. Eppure in termini economici si tratta di un comparto che vale 2 miliardi e mezzo di fatturato all’anno, anzi valeva, e dove trovavano lavoro 25mila persone che diventavano - sottolinea Verona - “anche 40mila nel pieno della stagione turistica”.

E oggi, dopo il lockdown da coronavirus, cosa fanno queste persone? “Una parte - racconta Verona, con un certo rammarico - sono finite in cassa integrazione ed una altra parte se ne sono andate a lavorare sui camion perché non potevano aspettare e avevano bisogno di soldi per  mantenere le proprie famiglie”.

Eppure, nonostante questi numeri, il Governo si è scordato degli autobus turistici che fanno trasporto passeggeri. Fino a che punto, lo spiega sempre il presidente Verona. “Sino al punto da non destinare  neppure un euro per aiutare il settore. Vede Lenzi, non destinare fondi al trasporto passeggeri con autobus, rappresenta la volontà di farci sparire. Siamo ancora una volta condannati a non ripartire, come invece hanno potuto fare aerei e treni".

Riccardo Verona, così come tutti gli operatori del settore, è arrabbiato per via dell'esclusione dai finanziamenti previsti per il settore trasporti nel Dl Rilancio, approvato in commissione Bilancio della Camera. "Il trasporto in aria e su ferro - evidenzia - è ripartito mentre per un settore strategico per il turismo come il nostro non sono stati previsti finanziamenti. Una recente comunicazione della Commissione europea ha disposto la necessità di garantire misure equivalenti agli operatori del settore dei trasporti che erogano uguali servizi sulla stessa tratta. Non comprendiamo quindi gli interventi destinati al solo ferro e chiediamo urgentemente un incontro in merito con il ministero dei Trasporti. Siamo pronti a fare una segnalazione anche alla stessa Commissione europea". Verona, poi, si sofferma sul problema della concorrenza delle omologhe aziende di trasporto turistico in Europa. "Sui bus a noleggio, in molti paesi europei, non è obbligatorio il distanziamento sociale - osserva - mentre in Italia la regolamentazione cambia da regione a regione; alcune hanno eliminato la norma del limite dei posti a bordo per garantire la corretta distanza fra i passeggeri, altre no. In questo modo è impossibile pianificare e garantire le diverse esigenze di viaggio. Le regole dovrebbero essere uguali in tutta Europa, così come lo sono per il trasporto aereo. Altrimenti è inevitabile che i servizi di alcuni vettori siano a svantaggio di altri". Mai come oggi, estate 2020, la crisi dei bus è la crisi di un Paese che non riesce a ripartire. E assiste, quasi impotente, al rischio della sua ultima fermata.

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