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Corsa ai titoli di Stato. Non li vuole nessuno, ma li comprano tutti

Forte richiesta per 7 miliardi di Bot a un anno. Tasso dimezzato: 0,24%

Filippo Caleri
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Il mercato finanziario snobba l'Italia, vende quando ha interesse ad alzare lo spread, ma alla fine si ripresenta senza problemi. E compra titoli di Stato italiani accorrendo in massa alle aste del Tesoro. La spiegazione è semplice: nonostante il debito pubblico mostruoso, la ricchezza del Paese è sostanziale e percepita come garanzia sufficiente per chi compra. Non solo. In un mondo di tassi negativi, di mercati azionari in fibrillazione,  e di cedole e dividendi azzerati, uno 0,3% su grandi numeri è meglio del -0,4% assicurato dai solidi titoli dei partner europei. Che sono forse più solidi, ma dare 100 e ottenere alla scadenza meno di 100, è scelta antieconomica anche per il fondo più prudente. Questo, e non le piroette del Governo sul rilancio del Paese, spiega l'appeal che continua a esercitare il debito pubblico italiano quando  l Tesoro chiede cassa ai mercati. Oggi ad esempio sono stati venduti tutti i 7 miliardi di euro di Bot a 1 anno (scadenza maggio 2021) offerti nell'asta odierna, pagando un tasso dello 0,248%, in riduzione dallo 0,534% della precedente asta di aprile. Ora se fossero carta straccia non si presenterebbe nessuno a via XX Settembre è invece no. La domanda è stata di 1,71 volte l'offerta a quasi 12 miliardi, dall'1,57 di un mese fa. Il Mef ha inoltre fatto il pieno collocando un Bot flessibile a 153 giorni  (scadenza ottobre 2020) per un importo di 3,5 miliardi, pagando un tasso dello 0,024% con un rapporto di copertura dell'1,91. Chi profetizza sciagure e default, o le sfrutta per calcoli personali, per ora deve stare all'angolo. 

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