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Il decreto liquidità non basta, parla Guido Nicolini: trasporti in crisi, a rischio 300mila posti di lavoro

La confederazione dei trasporti e della logistica lancia l'allarme

Massimiliano Lenzi
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Diciotto miliardi di fatturato e 300mila posti di lavoro. È questa l'ecatombe economica ed occupazionale che rischia il settore della logistica e del trasporto merci, un comparto che conta in Italia 95mila imprese e vale circa 85 miliardi di euro di fatturato. Con un milione e mezzo di addetti, insomma di posti di lavoro. Sulla crisi del settore - a rischio collasso (come gran parte dell'economia del nostro Paese) se il governo non interverrà concretamente - abbiamo intervistato Guido Nicolini, presidente di Confetra, la confederazione dei trasporti e della logistica. Nicolini, l'Italia dei trasporti e della logistica è sull'orlo del baratro? “Ad oggi, il nostro Centro Studi stima una perdita di volumi complessivi tra marzo e aprile del 40%. Mi riferisco ad una media tra tutte le modalità: porti e via mare, gomma e autotrasporto, corrieri, cargo ferroviario merci, cargo aereo, spedizioni internazionali. Fino ad oggi devo riconoscere - grazie anche all'impegno della Ministra De Micheli - che il nostro Settore è stato inserito nell'articolo 61 del Decreto Cura Italia come una delle filiere produttive più colpite dai contraccolpi economici provocati dall'emergenza Covid. Abbiamo ottenuto, come tutte le imprese degli altri comparti, il differimento di un mese degli oneri fiscali e contributivi ed il supporto della Cassa Integrazione straordinaria. Detto ciò, le buone notizie si fermano qua. Ed è evidente che così non reggeremo!”. Perché non reggerete, ci dia qualche dato? “Le stime del Cerved, così come quelle di China Desk, segnalano uno scenario, nel migliore dei casi e con il termine dell'emergenza entro l'estate, di una contrazione del commercio internazionale tra l'Italia ed il resto del mondo attorno al 20% per il 2020. Per l'industria logistica italiana significherebbe perdere circa 90 milioni di tonnellate di merci movimentate in import ed export, 18 miliardi di fatturato, e circa 300mila esuberi dal punto di vista occupazionale. Di fronte a questa catastrofe, certo la risposta non può essere il DL Liquidità. Ulteriori debiti con le banche e per vedere, nel migliore dei casi, i soldi tra luglio e settembre. Forse non è chiaro a tutto il Governo in che stato versi e rischi di versare per il futuro il sistema produttivo italiano, composto per il 90% da PMI e per oltre il 60% dal macro settore del Terziario e dei Servizi, tra cui la Logistica ed il Trasporto merci”. Cosa chiedete come settore al Governo per non finire sul lastrico? “Al Governo abbiamo chiesto e chiediamo interventi veri che impattino sul conto economico delle nostre imprese. Abbiamo fatto tre proposte concrete. Primo: un fondo nazionale gestito dal MIT per ristorare le imprese di quota parte significativa del fatturato perso rispetto allo stesso periodo del 2019. Secondo: uno strumento che ci consenta di incassare subito il 50% delle fatture, anticipateci da risorse pubbliche attraverso Cassa depositi e prestiti o Sace. Nel nostro mondo, come in tanti altri  settori legati ai servizi, i pagamenti avvengono in media a 90 giorni. È ovvio che questo sistema regge se c'è denaro circolante, ma se invece tutti i nostri clienti e committenti - anche essi in comprensibile difficoltà - ci comunicano differimento dei pagamenti al terzo o quarto trimestre dell'anno, le imprese fornitrici di servizio collassano. Terza e ultima proposta: abbiamo chiesto al Governo una massiccia riduzione del costo del lavoro, attraverso la riduzione degli oneri a carico delle imprese. La Logistica è il settore Labour intensive per eccellenza: abbiamo autotrasportatori, corrieri, driver, macchinisti ferroviari, operatori di magazzino, portuali, handlers. Il costo del lavoro è la voce più gravosa dei bilanci delle nostre imprese. Proponiamo al Governo un Patto per il Lavoro: ci riduca gli oneri e noi ci impegniamo a mantenere intatti i livelli occupazionali. Con una riduzione del 40% per il biennio 2020-21”. Per fare questo quanto soldi dovrebbe mettere il Governo? “Il Governo dovrebbe mettere tra i 6 ed i 7 miliardi di euro. Salvando così imprese e lavoratori. E salvaguardando il potere d'acquisto di questi ultimi, e quindi i consumi. Pagare 300mila CIG, NASPI o redditi di cittadinanza - per due anni - costerebbe tre volte in più, senza salvare né le imprese né il lavoro, e diffondendo precarietà ed incertezza sociale. Vedremo se al MEF vorranno ragionare di politica economica, industria e consumi, o se prevarranno banali  logiche ragionieristiche”. Se il Governo non si sveglia cosa rischiate come settore? “Guardi, noi rischiamo una doppia beffa. Ci hanno detto che noi non potevamo restare a casa, altrimenti le persone non avrebbero più trovato cibo nei supermercati, né farmaci in farmacia, né le imprese che sono state autorizzate a continuare la produzione avrebbero potuto approvvigionarsi di materie prime, energia e fare attività come importare o esportare. Abbiamo rifornito il Paese di tutto ciò che era lecito trasportare: dal gasolio per i distributori ai presidi medici per gli ospedali. Ovviamente abbiamo lavorato in perdita negli ultimi due mesi, e cioè a costi fissi immutati ma al 40% dei volumi: un bagno di sangue dal punto di vista dei bilanci delle aziende. Tra l'altro con costi aggiuntivi, sacrosanti, per implementare la sicurezza dei lavoratori: mascherine, guanti, DPI (dispositivi di protezione individuale), sanificazioni di mezzi e locali. Ora non vorremmo pagarla caro. Siamo stati leali verso il Governo ma soprattutto verso il Paese. Il prossimo DL Aprile è l'ultima chance che il Governo ha per evitare di divenire il curatore fallimentare dell'industria logistica italiana. Un'ultima cosa”. Prego, dica? “Sappiamo tra l'altro che da giugno si rimetterà in moto la macchina delle verifiche e degli accertamenti fiscali. Speriamo che la partita venga gestita con intelligenza da Agenzia delle Entrate ed Equitalia. Speriamo”.  

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