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La crisi morde. Ma il lusso brilla a Piazza Affari

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Anchei ricchi non se la passano bene tra il salasso Imu e patrimonialine varie sui dossier titoli. Ma al lusso, anche se meno ostentato che nel passato, non ci si rinuncia. E in ogni caso dall'altra parte del mondo, in quelle economie che crescono con tassi astronomici, i consumatori più affluenti comprano a mani basse cachemire e borse griffate. Si spiega anche così il fatto che mentre i titoli dei comparti tradizionali sono da anni sulle montagne russe oppure languiscono nei movimenti laterali le azioni collegate alle griffe del made in Italy non conoscono crisi. A rinfocolare le speranze di chi investe in Borsa la corsa che, dal momento della quotazione, ha iniziat o la Salvatore Ferragamo. L'azienda di moda ha guadagnato solo ieri il 6,46% a 18,47 euro. Una soglia che lo porta ampiamente a fargli mettere in bilancio un guadagno rispetto al prezzo di collocamento sopra il 100%. Ssulla stessa linea si è messa la matricola Brunello Cucinelli cresciuta solo ieri del 3,45% a 12 euro rispetto ai 7,75 dell'Ipo. Un risultato che arriva il secondo giorno di quotazione, nonostanrte le prese di beneficio dopo la chiusura di venerdì (+49%). Un successo che a Piazza Affari non si vedeva da tempo.Anche se che il gruppo del cachemire avesse il vento in poppa in questa operazione lo si intuiva già dai primi passi del piano per la Borsa. Prima la forte attenzione riservata dalla stampa nazionale e internazionale per l'apertura del capitale della piccola società del borgo medievale di Solomeo, in provincia di Perugia, ma con un giro d'affari di 250 milioni di euro. Poi, l'offerta per piazzare il 30% del gruppo che ha registrato in poche ore (lo scorso 16 aprile) il tutto esaurito con richieste 17 volte superiori al capitale da collocare (vale a dire una domanda da 2,6 miliardi). Infine, l'arrivo nella compagine degli azionisti di ambasciatori del «made in Italy» di tutto rispetto come Benetton (2%), Zegna (3%), Piquadro e Yoox (con quote sotto il 2%), che hanno fatto quadrato intorno al piano di crescita. Fuochi d'artificio insomma che hanno portato il sorriso sulle labbra degli investitori. Ma la cautela resta d'obbligo. Perché sui rialzi così forti la possibilità della creazione di bolle speculative è sempre dietro l'angolo. La pazzia per i titoli dell'hi-tech della fine del secolo scorso brucia ancora nei portafogli di molti italiani.

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