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La revisione della spesa colpisce anche la Sanità

Il ministro della Pubblica amministrazione e per la semplificazione Filippo Patroni Griffi

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Ci sarebbe un intero capitolo nel piano di revisione della spesa pubblica, la spending review, dedicato alla dinamica del costo della sanità italiana. Una voce non legata direttamente al bilancio statale visto che il pianeta della cure ai cittadini è competenza delle Regioni. Ma sulla quale lo Stato centrale vuole fare sentire ugualmente la sua voce per indurre risparmi in questo momento considerati vitali per evitare lo scatto di due punti dell'Iva previsto a ottobre, contestato da imprese e consumatori, ma considerato arma finale per centrare il parteggio del bilancio promesso dal governo Monti all'Europa. Anche di razionalizzazione della spesa sanitaria, dunque, si dovrebbe parlare oggi, secondo quanto risulta a Il Tempo, nel corso del Consiglio dei ministri convocato per discutere la relazione che il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha elaborato negli ultimi mesi sullo «Stato della spesa pubblica». Questo il titolo provvisorio della cartellina che i ministri troveranno alle 15 sui tavoli di Palazzo Chigi. E nel quale il capitolo sanità, inserito in quello più vasto degli enti locali, è uno dei più corposi. In attesa della partenza di costi standard, previsto dalla riforma fiscale legata al federalismo, infatti, gli sprechi e le inefficienze nel settore creano autentiche voragini contabili. Al punto che in ben cinque regioni (Lazio, Campania, Abruzzo, Molise, Calabria) le chiavi della cassa sono ormai nelle mani di un commissario di governo che ha come obiettivo principale quello di ridurre il deficit sanitario e di trovare, in accordo con i tecnici regionali, ricette di razionalizzazione dei servizi che non tocchino i livelli minimi di assistenza previsti dalla Costituzione. Sarebbe questo il grimaldello individuato da Giarda per mettere in moto una forma di «moral suasion» sugli enti locali che hanno la competenza esclusiva sulle spese sanitarie. Insomma già nelle cinque regioni in default lo Stato è al lavoro per economizzare e introdurre standard più efficienti nell'erogazione dell'assistenza. Giarda avrebbe in mente di proporre un rafforzamento del monitoraggio dei costi nelle regioni sottoposte al controllo dei commissari. Dalle esperienze maturate nascerebbero le cosiddette buone prassi da proporre a tutte le altre Regioni per abbassare i loro costi. Un cammino nel quale il Governo non sarebbe solo. Da settori della maggioranza si ragiona sulla possibilità di spacchettare le risorse per la sanità in due macroaree. Il grosso destinato alla sola assistenza. E una parte più piccola, fissa, non sforabile, assegnata ai manager sanitari per provvedere al capitolo delle spese amministrative da gestire in piena autonomia. La discussione a Palazzo Chigi sullo spending rewiev non sarà certo limitata al capitolo enti locali. Tra i temi toccati anche prefetture, tribunali, scuole, sommergibili e cacciabombardieri. Alcuni fornti sono stati studiati negli ultimi mesi da Giarda con i ministri (Cancellieri, Severino, Di Paola, Terzi e Profumo). Altri verranno aperti oggi sulla scorta dei primi. Insomma da oggi parte solo la fase uno del processo, con l'indicazione delle stime di risparmio da ottenere in ogni ministero dotato di portafoglio e delle possibili aree di intervento. Entro un mese circa i ministri dovranno portare le misure concrete da applicare. Saranno loro, nella piena autonomia a presentare qualità e quantità dei tagli. Solo allora, e dunque probabilmente nel mese di giugno, le varie proposte saranno assemblate in un disegno di legge che comincerà il suo iter parlamentare. L'unica cosa certa che si dovrebbe avere oggi è la costituzione di una task force che aiuterà Giarda nel lavoro di raccordo tra i ministri. E l'obiettivo di risparmio che ha in mente il governo: 4 miliardi di euro. Per raggiungerlo tra le ipotesi circolate la riduzione del costo degli affitti per la P.a. L'obiettivo è concentrare il più possibile: si punta a sedi uniche presso le prefetture in cui ricomprendere tutte le rappresentanze periferiche dello Stato (Ispettorato del lavoro, Provveditorato). Nel caso del ministero degli Interni, uno dei dicasteri più avanti nel piano di razionalizzazione sarebbe previsto l'accorpamento dei Dipartimenti del Ministero, delle scuole della pubblica amministrazione e la soppressione di alcune direzioni centrali. Per la Giustizia il ministro Severino lavora per «l'eliminazione dei tribunali sotto i livelli medi di efficienza» con risparmi di 80 milioni l'anno. Per le carceri si ridurranno gli agenti di polizia penitenziaria impiegando altri mezzi di controllo dei detenuti non pericolosi. Infine, risparmi di 200-250 milioni l'anno con la gara nazionale unica del servizio di intercettazioni. Per la Difesa la riforma già firmata revede al 2024 il taglio di 33mila militari e 10mila civili: generali e ammiragli caleranno del 30%. Il piano del ministro Giampaolo Di Paola prevede la dismissione in cinque anni del 30% delle caserme e dei mezzi (blindati, sommergibili, elicotteri).

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