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Marchionne al governo: non chiediamo incentivi Ce la facciamo da soli

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L'ad ribadisce che gli stabilimenti italiani non corrono pericoli. Confermati i piani

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All'indomanidelle voci sul possibile disimpegno della Fiat dagli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori, l'amministratore delegato Sergio Marchionne, dal salone dell'auto di Ginevra, è tornato a smentire tutto ribadendo che sui due impianti sono stati presi impegni precisi che saranno rispettati. Non solo. Nonostante i pessimi risultati del mercato dell'auto in Italia (-20% a febbraio) Marchionne non chiede aiuti al governo. «Non voglio incentivi o assistenza finanziaria. Voglio solo operare in modo efficiente. Fiat è finanziariamente solida e si oppone a qualsiasi intervento di sostegno». Peraltro l'Italia «ha un problema finanziario e una delle condizioni che noi abbiamo incluso verso il Paese è di non chiedere nulla per lo sviluppo industriale della Fiat perché sarebbe una richiesta che andrebbe a gravare sulla situazione italiana». Secondo Marchionne però il mercato europeo «è in linea con le attese». Ma nonostante le rassicurazioni sui due stabilimenti, a Ginevra si è tornato a parlare dello spostamento del quartier generale della nuova società che nascerà dalla fusione completa tra Fiat e Chrysler. Marchionne è cauto: «Lo spostamento è un'alternativa, non è stata ancora presa alcuna decisione. C'è la possibilità di farlo, saremmo anche disposti a farlo ma non è detto che lo faremo». Poi ha spiegato che «l'integrazione tra Fiat e Chrysler non è impattata dalla crisi europea. La parte europea del gruppo è la più debole e questo potrebbe incidere sul contributo di Fiat. È un problema complicato, ma non abbiamo urgenza». Torino possiede il 58,5% di Chrysler e il resto è in mano al trust Veba, «una posizione che deve essere risolta», ha detto Marchionne, indicando che «gestionalmente le due aziende sono integrate». A chi gli chiede un commento sull'accordo tra il gruppo francese Peugeot e General Motors, primo produttore mondiale, risponde che «non si è perso nulla» e comunque «tecnicamente potremmo fare accordi con entrambi». Poi ricorda che «l'accordo in passato con Gm non è stata l'esperienza più felice ma è anche vero che sono cambiati i tempi e la struttura della casa americana, che con la sua ricapitalizzazione nel 2009 e le performance degli ultimi 2,5 anni è molto più forte di quando era partner di Fiat». Marchionne ha poi osservato che per l'alleanza Psa-Gm «è tutto da vedersi perché l'impegno è a lungo termine e quindi i benefici si vedranno in futuro, nei prossimi due-tre anni». Sul tema alleanze l'ad ha osservato che «tutti potrebbero affiancarsi a Fiat, anche se bisogna considerare i problemi di antitrust. È chiaro che ce ne sono alcuni assolutamente incompatibili come Volkswagen, Daimler e Bmw, mentre la Reunalt è tecnicamente compatibile». E poi: «con Suzuki parliano continuamente». Quanto agli accordi in Russia, l'ad ha ribadito che il primo modello Jeep prodotto in quel Paese sarà nello stabilimento di Mosca nel 2013. «La produzione in Russia partirà presumibilmente entro i prossimi due anni». Oggi a Ginevra il manager incontrerà il grande capo di Renault-Nissan, Carlos Ghosn, anche se lo stesso Marchionne precisa «che non c'è nulla nell'aria». Intanto nelle relazioni per le assemblee di Fiat e Fiat Industrial, che in aprile saranno chiamate ad esprimersi anche sui piani di incentivazione approvati dai cda, emerge che per tenersi stretto Marchionne sono pronti ad assegnargli azioni gratuite nel prossimo triennio che, ai valori attuali dei due titoli, valgono circa 50 milioni di euro. Gli oneri figurativi attesi dai due piani «sono stati stimati preliminarmente», alla data di approvazione da parte dei due cda lo scorso 22 febbraio, in quasi 200 milioni (150 milioni per Fiat e 48,7 milioni per Fiat Industrial), una cinquantina dei quali riferibili a Marchionne.

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