
Ma la carità non si tassa

La linea che Il Tempo aveva espresso qualche giorno fa - aprire un negoziato tra Stato e Chiesa sull'Ici - ha trovato conforto ieri nelle parole del Cardinal Angelo Bagnasco: «Non vi sono preclusioni circa eventuali approfondimenti volti a valutare la chiarezza delle formule normative vigenti oggetto dell'attuale esenzione». La dichiarazione del presidente della Conferenza episcopale non mi sorprende perché la Chiesa ha una inesauribile fonte di saggezza, equilibrio e pragmatismo che si concilia con la fede e l'insegnamento del Signore. Bastava leggere le parole scritte da Benedetto XVI nella lettera enciclica Caritas in Veritate per avere fiducia e speranza. A differenza di quel che immaginano i laicisti e i militanti del partito anti-Vaticano, è proprio la figura di questo Pontefice mite, di questo finissimo teologo a illuminare la via percorsa dalla comunità dei cattolici in tempi bui e difficili. Scrive Benedetto XVI: «La dottrina sociale della Chiesa ha sempre sostenuto che la giustizia riguarda tutte le fasi dell'attività economica, perché questa ha sempre a che fare con l'uomo e con le sue esigenze. Il reperimento delle sue risorse, i finanziamenti, la produzione, il consumo e tutte le altre fasi del ciclo economico hanno ineluttabilmente implicazioni morali. Così ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale». Ecco perché non ho esitato a sollevare sul nostro giornale il tema della tassazione degli immobili della Chiesa. Ecco perché ero certo di una risposta all'altezza della sfida che ci presenta una contemporaneità fatta di incertezza e rapidità senza più confini di spazio e tempo. Spero che il Parlamento voglia affrontare questo dibattito in maniera informata e consapevole. Non si può pretendere che la Chiesa paghi l'Ici sugli edifici di culto, sugli oratori, sulle biblioteche, sulle mense per i poveri, sulle scuole, i centri d'accoglienza, i monasteri e una moltitudine di soggetti che sono espressione del bene e della carità. Attenti, la furia ideologica può accecare. Come ricorda Sandro Magister «se l'esigenza numero uno dell'Italia è la crescita, tale multiforme, generosa, formidabile offerta di apporti non va penalizzata, ma sostenuta». La Chiesa ha fatto il suo passo. Lo Stato ora cammini. Senza inciampare nella demagogia.
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