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Moody's taglia il rating dell'Italia Il salva banche dà slancio alle Borse

L'insegna dell'agenzia di rating Moody's

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Il taglio del rating sul debito italiano da AA2 ad A2 con outlook negativo annunciato ieri da Moody's non si sente in Borsa. Piazza Affari ha aperto la seduta odierna in netto rialzo. L'indice Ftse Mib ha segnato un +1,90% a 14.514 punti, per poi dimezzare i guadagni in corso di seduta. I mercati tentano il rimbalzo sulla scia della chiusura positiva di Wall Street e sull'intenzione dei Paesi Ue di varare un piano coordinato per rafforzare le banche. Il Ftse Mib segna un +1,03% a 15.137 punti, mentre l'All Share guadagna l'1,40%. Sul paniere principale, vira in calo Fonsai (-2,28%), azzera i guadagni Fiat (+0,11%), ancora giù Telecom (-1,20%). Riducono, in modo sostanzioso, i guadagni anche i bancari: Unicredit (+0,88%), Intesa sp (+0,63%) e Bpm (+0,60%). Nel comparto, solo Mediobanca (+1,77%) e Ubi (+1,69%) continuano a registrare un progresso superiore al punto percentuale. Ancora tonici Eni (+2,39%) e Fiat industrial (+2,80%). Parigi balza del 2,82% e Francoforte del 2,47%.  A Bruxelles Dexia rimbalza e guadagna il 3,7%, così come le banche francesi, particolarmente esposte nei confronti della grecia: Bnp e il Credit Agricole salgono di oltre il 6% e Societè Generale del 4,66%.    Olli Rehn lo ha annunciato oggi in un'intervista al Financial Times. Il commissario Ue agli Affari economici ha detto che i Paesi europei stanno considerando la realizzazione di un piano coordinato per rafforzare le banche, penalizzate dalla crisi del debito che ha già fatto una prima vittima, la franco-belga Dexia. "C'è un sentimento di urgenza tra i ministri" europei delle finanze, ha detto Rehn, "ed è necessario andare avanti" per ricapitalizzare le banche che hanno bisogno. "Noi condividiamo sempre di più l'opinione che in Europa c'è bisogno di un approccio concertato, coordinato", ha aggiunto. La notizia del downgrade di ben tre tacche è arrivata mezz'ora dopo la chiusura di Wall Street ieri. L'agenzia ha confermato il rating a breve termine a Prime-1, a conclusione della revisione avviata il 17 giugno scorso, osservando comunque che il rischio di default sul debito pubblico da parte italiana "resta remoto". La decisione arriva meno di un mese dopo che Moody's aveva esteso il periodo della revisione, affermando che era necessario più tempo per valutare lo stato dei conti pubblici e la situazione politica in Italia. Il livello A2 è cinque tacche al di sopra della soglia dei "junk bonds", le obbligazioni spazzatura ad alto rischio e rendimento, ed è equivalente al rating assegnato da Standard & Poor's che il mese scorso aveva tagliato da A+ ad A la sua valutazione, parimenti con outlook negativo. Secondo quanto ha reso noto Moody's, dietro alla decisione di tagliare di tre tacche c'è "in gran parte un aumento sostenuto della suscettibilità del paese agli shock finanziari, a causa di uno spostamento strutturale nel sentiment del mercato sui paesi dell'Eurozona con peso del debito elevato". Il downgrade è motivato da tre fattori per Moody's: l'aumento del rischio relativo al reperimento di fondi, l'aumento del rischio per la crescita economica, e il rischio per la messa in pratica del piano di austerità del governo. L'outlook negativo "riflette i rischi economici e finanziari che continuano in Italia e nell'Eurozona". Moody's spiega a questo proposito che "l'accesso dell'Italia ai mercati del debito pubblico potrebbe venire limitato" per questo motivo: "Se tali rischi dovessero prendere corpo e la disponibilità di fonti esterne di liquidità a lungo termine dovesse restare incerta, il rating potrebbe essere portato a livelli sostanzialmente più bassi".   Pronta la replica del governo italiano affidata a una nota di Palazzo Chigi: "La scelta di Moody's - si legge - era attesa. Il governo italiano sta lavorando con il massimo impegno per centrare gli obiettivi di bilancio pubblico. Quegli stessi obiettivi che sono stati oggi accolti positivamente e approvati dalla Commissione europea". Del tutto diverso il parere del segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani, secondo il quale "Il declassamento è una mazzata. L'Italia è meglio di quel rating, ma se non c'è un cambiamento la sfiducia rischia di tirarci a fondo". Elencando i tre fattori di rischio a motivo del taglio, Moody's indica al primo punto "l'aumento materiale dei rischi per il finanziamento a lungo termine per gli emettitori sovrani dell'Eurozona con livelli elevati di debito pubblico, come l'Italia". Quest'aumento è "provocato dall'erosione sostenuta e non ciclica della fiducia nell'ambiente finanziario degli emettitori sovrani dell'Eurozona, a causa della crisi del debito sovrano". Al secondo punto la possibilità che l'economia italiana cresca meno del previsto, espressa da Moody's come "l'aumento dei rischi al ribasso per la crescita a causa di debolezze macroeconomiche strutturali e un outlook globale in peggioramento". E al terzo punto ci sono "i rischi per la messa in pratica degli obiettivi del governo di consolidamento fiscale, e il tempo necessario per ottenerli". Ci sono infatti "incertezze economiche e politiche" che potrebbero avere effetti negativi sull'obiettivo di "invertire la tendenza avversa notata nel debito pubblico". Debito che secondo Moody's raggiungerà il livello del 120 per cento rispetto al pil alla fine del 2011. Tuttavia ci sono "alcuni attributi creditizi positivi" che per l'agenzia di rating sono "la mancanza di disequilibri significativi nell'economia, o di pressioni pesanti sui bilanci del settore privato finanziario e non finanziario, oltre alle azioni intraprese dal governo nel corso dell'estate". La Borsa di Tokyo ha chiuso nuovamente in ribasso, invertendo la tendenza positiva della mattinata, a fronte dei persistenti timori sulla tenuta della zona euro. Il taglio del rating italiano ha contribuito alla tensione sulla zona, a cui si aggiunge il livello costantemente alto dello yen. In chiusura l'indice Nikkei dei 225 principali valori ha perso lo 0,86% a 8.382,98 punti. L'euro è in rialzo: la moneta unica, nei primi scambi sui mercati valutari europei sale a 1,3312 dollari (contro la quotazione Bce di ieri di 1,3181 dollari) e a 102,10 yen (101,08 yen la Bce di ieri).  

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