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Ciambella di salvataggio Ue a Lisbona

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Edà alla Commissione Ue il mandato di negoziare, insieme alla Bce e al Fondo Monetario Internazionale un piano di aiuti triennale che - secondo le prime stime di Bruxelles - si aggira sugli 80 miliardi di euro. Un piano da varare al più tardi entro la metà di maggio, prima delle elezioni politiche portoghesi e prima della delicata scadenza di giugno, quando Lisbona dovrà rimborsare 4,9 miliardi di euro in titoli di Stato. Ma i ministri dell'Eurozona - riuniti nel castello di Godollo, a una trentina di chilometri da Budapest - alzano anche l'asticella del rigore, chiedendo al Paese lusitano più sacrifici di quanto finora ipotizzato: sia sul fronte dei conti, sia su quello delle riforme. Un piano d'azione su cui - pretende l'Eurogruppo - dovranno impegnarsi non solo le forze che sostengono il governo dimissionario di Socrates, ma anche i partiti dell'opposizione. «Ora per il Portogallo inizia un duro lavoro», è la sintesi del presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, per il quale bisogna mettersi «immediatamente» al lavoro per la stesura del programma di austerity. Programma fondamentale per poter attivare il meccanismo di salvataggio già scattato per l'Irlanda. Due terzi degli aiuti verranno dalla Ue (la gran parte dal Fondo salva-Stati e una parte più piccola dai fondi della Commissione Ue) e un terzo dal Fondo monetario internazionale. È chiaro che una parte di questi aiuti sarà destinato a ristabilire la stabilità del sistema finanziario portoghese, permettendo un'adeguata ricapitalizzazione di tutte le principali banche. Stime di mercato indicano un fabbisogno minimo di capitale di circa 10 miliardi. La parola d'ordine, dunque, è fare presto. Anche per evitare un contagio della crisi ad altri Paesi della zona euro, vedi la Spagna, esposta verso il Portogallo per 105 miliardi di euro. Tutti però escludono un «effetto domino». «Il Portogallo sarà sicuramente l'ultimo Paese dell'Eurozona ad essere salvato», ha assicurato il ministro delle finanze spagnolo, Elena Salgado.

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