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L'agricoltura italiana fa prove di unità sulle risorse dell'Ue

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Unfatto storico, come rimarcano gli stessi presidenti delle organizzazioni agricole firmatari del documento assieme ai sindacati e al mondo cooperativo. Manca per ora l'adesione dell'industria alimentare, in quanto, come osserva il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua, manca l'intesa su un unico punto critico, «l'inaccettabile disparità di condizioni competitive e concorrenziali fra società cooperative e società di capitali». L'apprezzamento per il documento giunge dallo stesso ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan a cui il testo viene consegnato in occasione del forum organizzato dal ministero sul futuro della Pac in cui lo stesso Mipaaf presenta un documento di sintesi sul tema. «Non si può non essere d'accordo - osserva il ministro - sui punti chiave del documento sottoscritto dal mondo agricolo sulla Pac: mantenere il budget, e far valere come distribuzione del budget criteri che privilegino la qualità e non la quantità ». Ma per il ministro bisogna spingere il discorso «un pochino più oltre, cogliendo le opportunità offerte dalla riforma Pac per raggiungere una maggiore semplificazione della distribuzione delle risorse e puntare a maggiore aggregazione tra le imprese per favorire la competitività» La Pac del futuro, secondo il ministro, dovrà avere «Meno burocrazia, meno dirigismo, meno assistenzialismo: sono queste le parole chiave più importanti. 761.000 persone ricevono meno di 1.000 euro. 196.000 ricevono meno di 200 euro. Tutto ciò fa il bene del comparto? Non so quanti politici ed amministratori si sentiranno di togliere questo contributo, ci vorrà coraggio ed io ce l'ho». Il presidente di Coldiretti Sergio Marini invita l'industria alimentare a unirsi al gruppo «prendendo atto che il protagonismo agricolo è essenziale ed anche utile alla stessa industria». Una nota di dissenso viene dall'assessore all'agricoltura della Sardegna, Andrea Prato, che osserva come si chieda di nuovo all'Ue «di premiare le regioni dalle coltivazioni intensive e non quelle svantaggiate che operano oltretutto a difesa del territorio e dell'ambiente».

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