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Marchionne parla al meeting di Cl "L'Italia ha bisogno di guardare avanti"

L'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne

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Al summit di Comunione e Liberazione è il giorno dell'intervento dell'Ad di Fiat Sergio Marchionne, intervento attesissimo ancora di più perché arriva al termine di una settimana di fuoco segnata dalla vicenda dei tre operai reintegrati ma non ammessi alla produzione presso lo stabilimento di Melfi e dall'intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.   "La gravità delle accuse che ho sentito muovere verso la Fiat mi ha costretto a cambiare radicalmente il testo del discorso". Al Meeting di Comunione e Liberazione, l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, è tornato a difendere le scelte dell'azienda nei confronti dei tre operai licenziati per aver intralciato la produzione: "Fino a quando non ci lasciamo alle spalle vecchi schemi non ci sarà mai spazio per vedere nuovi orizzonti". "Quella alla quale stiamo assistendo in questi giorni è la contrapposizione tra due modelli: uno che si ostina a proteggere il passato, l'altro che guarda avanti. Fino a quando non ci lasciamo alle spalle i vecchi modellli, non ci sarà mai spazio per guardare i nuovi orizzonti", ha affermato Marchionne, precisando che "non siamo più negli anni '60 e occorre abbandonare il modello di pensiero che vede una lotta fra capitale e lavoro e fra padroni e operai". "Quello che trovo assurdo è che la Fiat riceva complimenti dappertutto tranne che in Italia", ha lamentato Marchionne. Che poi si è rivolto direttamente ai giovani di Comunione e Liberazione, invitandoli a "prepararsi a entrare in un grande progetto di costruzione, prepararsi a far parte della strada per formare il futuro". "La Fiat non pretende di essere salutata tutti i giorni con le fanfare, - ha proseguito l'ad della Fiat - come è successo quando abbiamo annunciato l'accordo con Chrysler, ma non sono giusti neanche i fischi gratuiti. Fabbrica Italia è un progetto che proviene dal cuore della Fiat, non certo da principi di convenienza. Sarebbe stato molto più conveniente confermare la futura Panda in Polonia piuttosto che portarla a Pomigliano. Lo abbiamo fatto sapendo quello che la Fiat rappresenta per la storia del Paese, per privilegiare il Paese in cui la Fiat ha le proprie radici". "Quello di cui c'è bisogno è un patto sociale per condividere impegni e sacrifici e dare al paese la possibilità di andare avanti, per costruire il paese che vogliamo lasciare alle prossime generazioni. - ha sottolineato Marchionne - Troppo spesso l'elogio del cambiamento si ferma alla soglia di casa. Dobbiamo scegliere il cambiamento che vogliamo, il nostro o quello dei nostri vicini di casa".   "Ho grandissimo rispetto per il presidente della Repubblica come persona e per il suo ruolo istituzionale e accetto da lui l'invito a cercare di trovare una soluzione a questo problema". Così l'amminstratore delegato di Fiat Sergio Marchionne ha risposto al Meeting di Rimini ai giornalisti che gli chiedevano quale fosse la sua posizione rispetto alla lettera che Napolitano ha inviato ai tre operai di Melfi. "Nella sua posizione istituzionale - ha continuato - accetto quello che ha detto come un invito a trovare una soluzione a mandare avanti le cose". Il capo dello Stato ringrazia l'ad Fiat Sergio Marchionne per aver "accolto l'invito a trovare una soluzione" alla vicenda Melfi. E' quanto si legge in una nota della presidenza della Repubblica: "Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, - recita il comunicato - ha letto la dichiarazione resa dall'Ing. Marchionne dopo il discorso al meeting di Rimini e lo ringrazia per le parole con cui gli si è rivolto accogliendo l'invito a trovare una soluzione per il caso di Melfi". "L'amministratore delegato della Fiat - continua il comunicato del Quirinale - può esser certo che anche in Italia si sa apprezzare lo straordinario sforzo compiuto per rilanciare l'azienda e proiettarla nel mondo di oggi fronteggiando l'imperativo del cambiamento che nasce dalle radicali trasformazioni in atto sul piano globale. Su questo terreno non possono sottrarsi al confronto le istituzioni e le parti sociali, nessuna esclusa".  

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