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Nadia Pietrafitta «Per noi di Eni la ricerca rappresenta il terreno su cui costruire il nostro vantaggio competitivo e la nostra risposta alle sfide che il mondo dell'energia affronterà nei prossimi decenni».

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Sviluppareidee innovative per un miglior utilizzo delle fonti energetiche, promuovere la ricerca sull'ambiente e valorizzare le nuove generazioni di ricercatori: questi gli obiettivi dichiarati del prestigioso riconoscimento istituito nel 2007 e oggi punto di riferimento per la comunità scientifica internazionale. Dopo l'introduzione della giornalista Lucia Annunziata e gli interventi del Presidente dell'Eni, Roberto Poli e quello di Paolo Scaroni, il Capo dello Stato ha consegnato i premi e i riconoscimenti. Erano presenti il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta, e i Premi Nobel Zhores Alferov e Robert Richardson. La commissione chiamata a valutare le candidature e assegnare i premi, è composta da ventiquattro membri, ricercatori e scienziati espressione dei più importanti centri di studio e ricerca a livello mondiale, tra i quali si annoverano due Premi Nobel per la chimica, Harold Kroto e Alan Heeger, e i rettori di tre importanti università. Il successo del premio, hanno sottolineato Poli e Scaroni, è testimoniato dall'elevato numero di candidature avanzate quest'anno: 792 da tutti i continenti, con un aumento dell'82 per cento rispetto al 2009 e del 374 per cento rispetto al 2008. Cinque i riconoscimenti consegnati. Il premio «Nuove frontiere degli idrocarburi» è stato assegnato ex aequo allo spagnolo Avelino Corma e all'australiano Mark Knackstedt. All'americana Angela Belcher del Mit di Boston è andato il premio «Energie rinnovabili e non convenzionali», mentre il francese Francois Morel si è aggiudicato il premio «Protezione dell'ambiente». Premiati anche due giovani ricercatori italiani, Lorenzo Fagiano e Matteo Mauro, cui sono andati i due riconoscimenti previsti per il «Debutto della ricerca». «La centralità della ricerca all'interno della nostra strategia - ha sottolineato Scaroni nel suo discorso - è testimoniata anche dai nostri programmi di investimento: dal 2005 al 2009 abbiamo investito in R&S ben 1,5 miliardi di euro». Un cifra che l'amministratore delegato di Eni spera di poter aumentare. Per Scaroni infatti, il problema della ricerca non sta tanto nei finanziamenti ma nelle buone idee da sviluppare: «Non bastano i soldi, serve creare un circuito virtuoso che sfoci in progetti meritevoli. Nei prossimi anni mi auguro quindi di investire due, tre, quattro miliardi». Importanti in questa direzione, la definizione di alleanze internazionali con prestigiosi Istituti di ricerca internazionali, come ad esempio quello raggiunto con il Massachussets Institute of Technology (Mit) di Boston. Questa e altre sinergie hanno permesso a Eni di raddoppiare, tra il 2006 e oggi, il numero di domande di brevetto depositate, alcune delle quali proprio nel campo delle rinnovabili e della protezione ambientale.

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