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La ripresa c'è ma è debole

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Una bandiera europea sventola davanti al Partenone di Atene

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«I rischi per la stabilità finanziaria globale sono diminuiti nel momento in cui la ripresa economica si è rafforzata, ma le preoccupazioni sul rischio sovrano dei Paesi sviluppati potrebbero minare i progressi e prolungare il collasso del credito». Il Fondo Monetario Internazionale nel Global financial stability report diffuso ieri, analizza così lo scenario economico mondiale e, nonostante l'economia globale sia in miglioramento, spiega l'istituto di Washington, «i rischi per la stabilità finanziaria non sono cessati». È presto quindi per poter finalmente dire di essere usciti dalla crisi, anche perché il rimbalzo, nonostante «la significativa revisione al rialzo delle stime di crescita per il 2010 e il 2011», appare «fragile e a intensità variabile». Se a questo poi si aggiunge che «il deterioramento degli equilibri di bilancio e il rapido accumulo di debito pubblico hanno alterato il profilo globale del rischio». E così, dati alla mano, è proprio sul debito che il Fondo punta l'indice, sottolineando che «i livelli nei paesi del G7 sono vicini a raggiungere, in rapporto al Pil, i massimi degli ultimi 60 anni». In particolare, per l'Italia il Fondo stima che il rapporto tra deficit strutturale e Pil si attesterà al 3,5 per cento a fine 2010, mentre il debito risulterà pari al 118,6%. Previsioni migliorate rispetto a quelle ipotizzate dallo stesso Fondo nell'ottobre scorso dove il rapporto debito/Pil era stimato a 120,1%. Per quanto invece riguarda il resto dell'Ue il Report constata come Grecia e Portogallo siano i due Stati che presentano il maggiore rischio. Seguono a distanza la Spagna e alle sue spalle l'Italia che, secondo un'ulteriore indagine del Fmi, risulta aver diminuito, dal periodo ottobre 2008-marzo 2009 a ottobre 2009-febbraio 2010 la creazione di stress all'interno dell'area euro facendolo scendere da 11,4 punti a 11 punti, rispetto al balzo della Grecia (da 8,8 punti a 21,4 punti), del Portogallo (da 7,7 a 18,0 punti) e della Spagna (da 9,6 a 12,7 punti). L'Fmi mette in guardia quindi sull'accesso al credito, ricordando che «anche se la necessità di capitali è diminuita, le banche devono ancora affrontare una notevole sfida: una grande quantità di finanziamenti a breve termine dovranno essere rifinanziati quest'anno e il prossimo».

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