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Dietrofront della Camera Salta il tetto per i compensi ai manager delle quotate

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L'Italiaha fatto dietrofront sul tetto agli stipendi dei dirigenti delle banche e delle società quotate. La commissione Finanze della Camera ha abolito una misura controversa introdotta dal Senato il mese scorso, con cui venivano di fatto ancorati a limiti ben precisi i compensi dei manager italiani. L'Italia ha scelto quindi di muoversi in direzione apparentemente opposta rispetto agli Stati Uniti, dove il governo è intervenuto per controllare i guadagni dei dirigenti. In Usa però i vincoli esistono solo per le banche che per salvarsi hanno fatto ricorso a finanziamenti pubblici. Cresce invece l'indulgenza per i superstipendi dei manager delle aziende «sane». Barack Obama ne aveva fatto uno dei punti centrali della sua agenda politica. Ha voluto fissare dei limiti severi alle paghe di quelle società che hanno ricevuto aiuti federali per superare la crisi. Il governo americano nel corso del 2008 e del 2009 è intervenuto con provvedimenti straordinari, un piano di aiuti da 700 miliardi di dollari (Tarp), per sostenere i grandi istituti finanziari americani travolti dalla crisi dei mutui sub-prime. Insieme agli aiuti però sono arrivate regole e limiti molto precisi per i manager di quelle società. «Il tetto agli stipendi dei manager era un'iniziativa abbastanza peregrina» così Corrado Passera, ad di Banca Intesa SanPaolo (nella foto) ha commentato la notizia che la commissione Finanze della Camera ha votato l'emendamento per la soppressione del tetto ai bonus dei manager. Passera era a Bruxelles per un incontro con il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani. «È un normale incontro -ha spiegato Passera- vediamo regolarmente i commissari».

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