Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Niente fusione per Telecom

default_image

  • a
  • a
  • a

Quelladi Telecom Italia potrebbe essere la grande partita dell'economia italiana del 2010. Finora si sono viste solo schermaglie, ma la frequenza con le quali le voci di riassetto azionario escono sotto forma di indiscrezioni, testimonia che il dossier della sistemazione societaria dell'ex monopolista telefonico non è certo lasciato impolverato nei cassetti dei soci di maggioranza. Ieri la tesi sostenut è stata quella della creazione di una nuova scatola in cui far confluire in una nuova società il 24,5% di Telecom Italia - detenuto da Telco - e il 3,75% di Telefonica che la banca spagnola Caixa possiede tramite la holding Criteria. Una nuova holding in vista della possibile Ops (Offerta pubblica di sottoscrizione) su Telecom proprio da parte degli spagnoli. A parlare del progetto a cu starebbero lavorado i tecnici di Mediobanca è stat ieri «la Repubblica». Un'indiscrezione che la Borsa ha gradito, il titolo è infatti salio in a Piazza Affari in un giornata negativa per buona parte del listino. I soci italiani di Telco (Generali, Intesa Sapaolo e Mediobanca), però, su richiesta della Consob si sono affrettati a parlare di notizie «prive di qualsiasi fondamento». Una smentita che non ha certo sopito il desiderio di vederci chiaro da parte del governo italiano: «La prossima settimana chiederò ai vertici di essere informato», ha garantito il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola. D'altronde la posta in palio è altissima e ha riflessi anche nelle importanti partite in corso in Sud America. E Telecom - ha chiosato Scajola - «è un asset importante dell'industria italiana tanto più in un settore delicato». Il governo «deve poter dire quel che pensa» sia sulle infrastrutture di rete sia sulla governance di Telecom Italia perché influenza investimenti strategici nel Paese», gli ha fatto eco il viceministro Paolo Romani che senza mezzi termini ha fatto sentenziato: «È importante che la governance di Telecom resti italiana». «Una governance non strettamente italiana e che sia solamente orientata verso business e profitti potrebbe dire - ha concluso facendo un esempio - andiamo a investire in Brasile e non più in Italia».

Dai blog