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«Con Todini siamo terzi in Italia»

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C'èanche l'atto di nascita del terzo gruppo nazionale delle costruzioni, quello creato dalla fusione di due operatori come la Salini e la Todini. «Ora che è nato ufficialmente il terzo general contractor italiano è il momento di darsi da fare per soddisfare il bisogno di infrastrutture che sta emergendo nel nostro paese e nel mondo» spiega a Il Tempo, Pietro Salini, a.d. della Salini Costruttori Ci dia qualche numero della nuova realtà? L'intesa dà vita a un gruppo da oltre 1,2 miliardi di euro di fatturato, con un portafoglio commesse di circa 8 miliardi e 17 mila dipendenti sparsi in una quarantina di Paesi. Roma torna a essere il centro della grande industria edilizia? Diamo un segnale al mercato nazionale e internazionale. Nasce una grande azienda della Capitale con una grande capacità di proiettarsi all'estero. Sfatiamo così anche l'immagine di una città addormentata e che invece è molto vivace e produttiva. Quale sarà l'obiettivo: mercato estero o interno? Già oggi realizziamo l'85% del fatturato all'estero. E la Todini ha lo stesso dna da esploratori. Ma non abbiamo preferenze. L'idea che è sottesa alla fusione è che nel mondo esiste un bisogno di infrastrutture importante. Vogliamo continuare a essere vicini al nostro business Restate un gruppo legato al territorio romano. Quali opere vi interessano? La linea D della metropolitana e la tratta autostradale Roma-Latina con la sua messa a concessione. La fusione è anche il frutto del nuovo clima che si respira tra gli industriali romani? Diciamo che oggi più di prima ci sono le condizioni per fare sistema. Molti come noi si stanno rimboccando le maniche È stato difficile superare personalismi? Le giovani generazioni di imprenditori hanno messo da parte i personalismi e la cura dell'orticello per dare priorità al valore del progetto. Quotazione in Borsa. Ci pensate? È un elemento possibile nella strategia di crescita. Non è esclusa ma non l'abbiamo ancora messa in cantiere.

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