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Sigma Tau si «allarga»

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L'aziendafarmaceutica internazionale "science based" a capitale interamente italiano, con sede centrale a Pomezia (e con filiali in Europa, Stati Uniti, India e Sudan), attiva nella ricerca di nuovi farmaci e specializzata, tra l'altro, nello sviluppo e nella commercializzazione di medicinali per malattie rare, ha acquisito il business per circa 327 milioni di dollari, più royalties, della Enzon Pharmaceuticals, Inc. (quotata al Nasdaq in Usa). La Enzon è una società bio-farmaceutica dedicata a sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti farmaceutici per pazienti affetti da patologie tumorali e di altre malattie potenzialmente fatali. Il ramo d'azienda ceduto a Sigma Tau comprende quattro prodotti specifici e lo stabilimento produttivo di Indianapolis che sarà rilevato dalla filiale in Usa con sede a Gaithersburg, nel Maryland. La Sigma Tau con 2.432 dipendenti, ha raggiunto nel 2008 un fatturato di 613 milioni di euro ed ha investito, come ogni anno, il 16% del fatturato in attività di ricerca e sviluppo. Presidente Claudio Cavazza, cosa significa per Sigma Tau l'acquisizione di Enzon? «È una grande avventura di cui sono molto orgoglioso. Sigma Tau è la prima impresa italiana che fa un passo di questa entità in un Paese come l'America all'avanguardia nella ricerca in campo farmacologico. Siga Tau è specializzata nel fornire nuove soluzioni terapeutiche a pazienti affetti da importanti patologie. Con l'acquisizione di questo ramo d'azienda della Enzon, aumentiamo la nostra presenza nell'ambito della cura delle malattie rare attraverso farmaci di grande qualità, frutto di un'eccellente attività di ricerca. Ci apprestiamo, quindi, a continuare il lavoro di Enzon in un ambito, quello delle malattie rare, che per un'industria farmaceutica è foriero di grandi stimoli, sostenuti anche dalla forte tensione sociale che anima la ricerca di medicinali per patologie invalidanti, spesso letali, che colpiscono in particolare i bambini». Come affronta un'azienda come Sigma il nuovo approccio della ricerca alla cura e al farmaco? «Una sfida e un salto culturale notevole perché la complessità di questa ricerca è nettamente superiore a quella tradizionale: bisogna tener conto della mobilità dell'organismo e delle caratteristiche individuali di ogni persona, e, cioè fattori plurimi. Mentre prima eravamo abituati a una terapia "targettata", cioè come spingere un bottone e avere una risposta, adesso si tengono presente due fattori: uno che le sostanze possono avere un'azione poliedrica e l'altro, che sarà il futuro della medicina, è che ognuno avrà una medicina personalizzata, nei limiti del possibile, ma che eviterà effetti collaterali e che avrà effetto terapeutico maggiore». Perché la sua industria può affrontare questa sfida? «Intanto non sappiamo se siamo in grado di affrontarla, lo speriamo...» Però ci credete? «Certo, è una sfida di grande interesse e perché la medicina attuale è ad un impasse notevole. Non si hanno più farmaci nuovi. E questo anche perché gli uffici regolatori sono diventati troppo burocratici e non tengono conto della complessità del corpo e del farmaco stesso». Anche l'impegno di Sigma Tau per le malattie rare va in questa direzione? «Certamente, perché le malattie rare, quindi genetiche, è un passo avanti per arrivare ad una medicina dedicata ad un individuo specifico non generalizzata». In un'Italia in ripresa, possiamo dire che Sigma Tau gode di buona salute? «La buona salute sarebbe migliore se il governo italiano tenesse conto di tutti gli sforzi che fa l'industria farmaceutica. Purtroppo noi abbiamo il prezzo medio più basso d'Europa e una continua compressione del costo farmaceutico mentre gli altri costi della sanità non vengono toccati. E questo un po' ci deprime. Basti pensare - conclude il fondatore-presidente Cavazza - che negli ultimi cinque anni la spesa farmaceutica è calata del 2% mentre la spesa globale sanitaria è aumentata del 54%. Sarebbe il momento che il governo si occupasse anche di altri settori non solo di quello farmaceutico».

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