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New York dice addio alle banche d'affari

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In questo modo, di fatto viene impedita la pratica di vendita allo scoperto ovvero la cessione di titoli che non sono materialmente in possesso del venditore. Disposizioni che «non si applicano all'attività posta in essere dai market maker, nonchè all'attività svolta nei mercati regolamentati dagli specialisti e dai liquidity provider. Le norme hanno validità da oggi fino alle ore 24 del 31 ottobre 2008. La rivoluzione statunitense porta invece la firma della Fed che ha approvato la trasformazione in banche commerciali delle due banche d'investimento superstiti, Morgan Stanley e Goldman Sachs. Un evento epocale perchè segna la fine del modello di banca di investimenti che domina Wall Street da oltre un ventennio. Le due banche potranno accogliere depositi, ottenendo maggiore accesso ai finanziamenti. In cambio saranno sottoposte a un più stretto controllo da parte della banca centrale americana oltre alla supervisione della Sec. Un terremoto interno nel sistema bancario Usa, che si differenziava notevolmente rispetto a quello europeo proprio per le diverse modalità di vigilanza seguite per le banche commerciali, cioè le banche che hanno attività anche estese al pubblico mediante una rete di sportelli, e le banche d'investimento, che invece solitamente trattano solo con clienti industriali o commerciali. In Europa questo dualismo non esiste. E ora, di fatto non esisterà più nemmeno in America. E le Borse come hanno reagito? I mercati guardavano con preoccupazione alle due banche che ora non sembrano più due mine vaganti tanto che Morgan Stanley ha ricevuto la disponibilità da parte della nipponica Mitsubishi Ufj, una delle banche commerciali più grandi del pianeta, a rilevare il 20% del proprio capitale di rischio. Sui listini europei ha però prevalso il segno negativo complice l'impennata del petrolio che in un solo giorno ha guadagnato oltre 24 dollari (non accadeva dal 1991). Intanto il segretario al Tesoro Usa, Henry Paulson, invita i paesi del G7 a contribuire al mega-pacchetto anti-crisi per frenare il crollo finanziario globale innescato dai mutui subprime. Washington ha già messo sul piatto 700 milioni di dollari: un impegno gigantesco che però da solo non basta a tamponare la falla. La risposta non si è fatta attendere. Il G7 non si tira indietro annunciando «una rafforzata e ravvicinata cooperazione».

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