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Filippo Caleri [email protected] La benzina vede vicino ...

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Scajola ha messo così il dito nella piaga: la forbcie troppo ampia tra i prezzi industriali italiani e quelli medi della zona Euro. Bisogna varare interventi di «tipo strutturale», ha detto il ministro, ricordando che sull'Italia pende una procedura d'infrazione europea per i vincoli che ancora ingessano la rete di distribuzione dei arburanti. Le cifre parlano chiaro. Verde e diesel hanno raggiunto ieri nuovi massimi, rispettivamente a 1,491 e 1,489 euro al litro. E la differenza dei prezzi industriali dei carburanti tra Italia ed Eurolandia è salito, in base ai dati dell'Unione petrolifera, a 4,6 centesimi per la benzina e a 5 cent per il gasolio. Se poi si allarga la prospettiva all'Europa a 27, utilizzando le ultime rilevazioni del Ministero per lo sviluppo economico, la differenza sfiora i 6 cent. I petrolieri però non ci stanno. «Gli isterismi del mercato falsano il confronto», ha precisato il numero uno dell'Unione petrolifera, Pasquale De Vita, assicurando che «dal primo marzo ad oggi le quotazioni internazionali dei prodotti petroliferi sono aumentate di 8-9 centesimi, mentre in Italia sono salite della metà». Oltre all'Up, al ministero c'erano anche i rappresentanti di Eni, Api, Erg, Esso e Q8. Nel corso dell'incontro a cui ha preso parte anche Mr. Prezzi, Antonio Lirosi, si è deciso avviare un tavolo permanente di confronto. Scajola ha esortato le aziende petrolifere a una «oculata politica dei prezzi», riservandosi «interventi strutturali». Una parola dietro cui si cela il «riassetto della rete distributiva». Scajola non sembra invece intenzionato a ripristinare il taglio delle accise varato dallo scorso governo, che «è costato molto, 500 milioni di euro, e ha portato a una diminuzione di soli 2 centesimi al litro». Ma una misura ad hoc potrebbe arrivare per il gasolio per l'autotrasporto.

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