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Intesa-Sanpaolo, stretta con Parigi

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Agricole verso il via libera alla fusione. Ma in cambio vuole una banca

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L'obiettivo della Banque Vert, che non ritiene impossibile un accordo già entro una decina di giorni prima dei cda, è quello di una quota del 2-3% del mercato italiano, grazie ai 600 sportelli che verranno ceduti nell'ambito della fusione e a una banca che dovrà fare da piattaforma. Intanto dal Patto di Intesa un via libera significativo alle trattative in corso è arrivato nella riunione del consiglio generale della Fondazione Cariparma, che ha ufficializzato la rimozione di ogni veto circa il possibile coinvolgimento nel riassetto della banca omonima. Non è ancora stata presa una decisione finale, tuttavia, sul fatto che la contropartita per Agricole sarà effettivamente Cariparma. E lo stesso amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, starebbe ancora valutando l'opportunità di far uscire l'istituto emiliano dal perimetro di gruppo. Fonti di Agricole hanno salutato con favore l'apertura della Cariparma, giudicandola «un segnale interessante e importante». Ma non è ancora escluso che la partita venga ricomposta sui nomi, già circolati, di Friuladria e di Biverbanca. Intanto, secondo quanto illustrato ai sindacati in un incontro che si è svolto ieri a Roma con gli amministratori delegati delle due banche, Corrado Passera e Alfonso Iozzo, la fusione tra Intesa e SanPaolo dovrebbe comportare «alcune migliaia» di esuberi, concentrati soprattutto nelle direzioni centrali e nei centri di elaborazione dei dati. Si tratta di una cifra sensibilmente inferiore, dunque, ai dieci-quindici mila paventati dai rappresentanti dei lavoratori in un primo momento. È necessario «gestire gli esuberi, quando saranno quantificati dal piano industriale, sviluppando tutte le potenzialità di crescita e di diversificazione in nuove aree di business della nuova banca», hanno chiesto i sindacati, insistendo che ai dipendenti vengano offerte opportunità di riconversione e di riqualificazione professionale. Per i soci dei due istituti è stata comunque una giornata di fermento. La Fondazione Cariparma, che sull'operazione ha deciso di «non porre veti, nè consensi preventivi», ha delegato il presidente Carlo Gabbi per nominare un advisor, ancora da identificare, sull'operazione.

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