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di EMANUELA ZONCU I BENETTON tirano dritti sul progetto di fusione di Autostrade con Abertis e siglano ...

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L'intesa - che entrerà in vigore a novembre, quando la fusione sarà effettiva - prevede quindi una blindatura della nuova Abertis contro operazioni ostili. E in particolare un diritto di acquisto preferenziale per i tre firmatari (che controlleranno il 49,1% della nuova società) nel caso di una cessione a terzi. L'opzione è prevista anche nel caso di un «cambio di controllo» all'interno delle società Acs e Schemaventotto (nel caso in cui Perez o i soci italiani dovessero uscire) ma non si applicherà, ad esempio, se i Benetton dovessero acquisire le quote degli altri soci italiani della holding, che peraltro è regolata al suo interno da un patto parasociale ben definito. L'obiettivo, assicura Schemaventotto, la holding che controlla Autostrade nella quale la famiglia Benetton ha il 60%, è di «assicurare stabilità all'azionariato di Abertis post fusione». Il patto sarà applicato a «qualsiasi vendita di azioni che in un periodo di dodici mesi rappresentino almeno l'1% del capitale». La quota di Abertis nella holding Schemaventotto, pari al 13,3% (e quindi a circa il 6% di Autostrade), dovrebbe essere suddivisa fra i due soci spagnoli e per un terzo a quelli italiani o acquisita dalla stessa società come azioni proprie. Una maggiore quota destinata ai soci italiani non cambierebbe peraltro di molto gli assetti della futura Abertis che vedrà la Schemaventotto al 24,9%, Acs al 12,5% e La Caixa all'11,7%. Nella holding a fianco degli spagnoli oltre a Edizione Holding (60%), vi sono Fondazione Crt (13,3%), Unicredit (6,7%) e Generali (6,7%). Gli accordi interni alla capogruppo prevedono che le decisioni rilevanti richiedano i 5/6 del consiglio e almeno l'85% dei voti in assemblea, un meccanismo che mette al riparo da «colpi di mano» dei Benetton e che assicura una governance condivisa. Nessun segnale è arrivato sul fronte di un eventuale ingresso di soci istituzionali italiani nella nuova società (acquistando parte del 44% di flottante), come auspicato dal presidente di Autostrade Gros Pietro e dagli stessi Benetton.

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