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Scontro sul gas russo, allarme in Italia

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Ieri Gazprom ha chiuso i rubinetti verso l'Ucraina. A rischio le forniture nell'Unione europea

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E che potrebbe mettere in seria difficoltà i paesi europei, tra cui l'Italia, che importano gas russo per fare fronte al fabbisogno energetico. Dopo le minacce dei giorni scorsi, ieri mattina il colosso energetico Gazprom, ha cominciato a ridurre la pressione nei tubi ucraini, passando da 46 milioni di metri cubi a 10-11 in poche ore. La riduzione dei quantitativi inviati in Europa appare certa. Gaz de France, il quarto acquirente mondiale di gas, ha preso le proprie precauzioni per proteggersi dai rischi di un blocco di approvvigionamento. E già ieri la compagnia ungherese Mol ha constatato che le forniture di gas naturale russo all'Ungheria attraverso l'Ucraina si sono ridotte del 25 per cento. Di chi è la colpa? Secondo il portavoce di Gazprom, Serghei Kuprianov «L'Ucraina ha iniziato a effettuare prelievi abusivi sul gas destinato ai consumatori europei». Dati più precisi, ha fatto sapere Gazprom, saranno annunciati già oggi. Il governo ucraino, invece, ribalta lo scenario: la colpa di eventuali riduzioni di fornitura ai paesi europei è da imputare a Gazprom. La cellula di crisi messa in piedi dall'Ucraina per fare fronte alla chiusura dei rubinetti russi ha infatti accusato il colosso energetico di aver ridotto anche i flussi destinati all'Europa occidentale. La cellula di crisi è guidata dal primo ministro ucraino Iuri Iekhanurov, il quale ieri ha ribadito che l'Ucraina è disposta a pagare per il gas russo fin dal primo gennaio «prezzi di mercato», ma non quelli «virtuali» di 230 dollari per 1000 metri cubi chiesti da Gazprom. Gazprom ha intimato a Kiev di accettare l'aumento dei prezzi del suo gas dagli attuali 50 a 230 dollari per mille metri cubi. Nei giorni scorsi, di fronte a un ennesimo muro contro muro delle trattative sul prezzo del gas ucraino, il premier Iekhanurov aveva rivendicato il diritto al prelievo del 15% del gas diretto in Europa occidentale come tassa di passaggio: contestata dalla Russia, che sostiene di pagare già con 30 miliardi di metri cubi annui quel transito. I paesi europei hanno fissato per il 4 gennaio una riunione per mettere a punto strategie di gestione dell'eventuale crisi: il gas russo copre circa il 25% del fabbisogno dell'unione europea. Si apre quindi con un duro scontro il semestre di presidenza russa del G8, che Mosca vuole impostare proprio sulle politiche di sicurezza energetica. La querelle sul gas era nata nell'estate scorsa quando Gazprom aveva deciso di sospendere il prezzo politico fino ad allora praticato alla controparte Naftagaz-Ukraina, 50 dollari per 1.000 metri cubi di gas. Kiev aveva chiesto un aumento scaglionato e rifiutato una prima offerta a 160 dollari, Mosca aveva replicato rilanciando a 220-230 dollari, la tariffa praticata a molti paesi europei. Sabato l'ultima proposta del presidente russo Vladimir Putin: firmare il contratto entro la mezzanotte e beneficiare di tre mesi di congelamento delle tariffe politiche.

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