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Alitalia sarà ricapitalizzata per un miliardo

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I nuovi titoli offerti a 80 centesimi. Il Tesoro sottoscrive 489 milioni e scende sotto il 50%

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Le nuove azioni saranno messe sul mercato al prezzo di 0,80 euro. I titoli (1.257.652.072 azioni ordinarie) saranno attribuiti in opzione agli azionisti e agli obbligazionisti nel rapporto di 13 nuove azioni ogni 2 azioni detenute e di 13 nuove azioni ogni 60 obbligazioni detenute. La decisione è stata prese ieri sera dal ministero dell'Economia, che sottoscrivendo quasi metà della ricapitalizzazione vedrà comunque scendere la sua partecipazione sotto la quota del 50% della compagnia aerea, come richiesto da Bruxelles. I residui diritti di opzione spettanti al Tesoro, quelli cioè non esercitati per consentire la diluizione della propria partecipazione, la Deutsche Bank verrà incaricata della relativa cessione sul mercato, attraverso un collocamento rivolto ad investitori istituzionali. La compagnia guidata da Giancarlo Cimoli può ora guardare al futuro con maggiore tranquillità. Ma da via XX settembre è arrivato il segnale di non abbassare la guardia sul cammini del risanamento. Nella nota il ministero dell'Economia afferma di aver «preso atto dal Comitato Privatizzazioni, in merito ai contenuti del piano industriale» predisposto da Alitalia, «degli effetti positivi che l'aumento di capitale in argomento è destinato a produrre e considerando l'esito dei precedenti piani di ristrutturazione, ma ha ritenuto opportuno rappresentare al management della società l'esigenza che lo stesso prosegua con determinazione, sensibilizzando al riguardo tutti i soggetti in ciò coinvolti, nella realizzazione degli obiettivi economici e finanziari previsti nel piano e nel rispetto della tempistica individuata». Stabilito il prezzo dei titoli, ora la tabella di marcia prevede un periodo di offerta che partirà il 14 novembre per concludersi il 2 dicembre, termine ultimo fissato per il pagamento delle azioni. Il prospetto informativo e la nota informativa sintetica saranno pubblicati oggi mentre il 25 novembre sarà l'ultimo giorno di negoziazione dei diritti d'opzione. La stretta della operazione di aumento di capitale da concludere entro la fine dell'anno, imposta come condizione vincolante da Bruxelles per evitare il fallimento della compagnia, si è concretizzata la scorsa settimana dopo il semaforo verde da parte delle banche alla costituzione del Consorzio di garanzia dell'operazione. Il punto di svolta si è avuto, in particolare, con l'ok di Banca Intesa, la più titubante tra quelle coinvolte, che ha deciso di garantire la ricapitalizzazione fino a 100 milioni di euro. Si attende la partecipazione di Unicredito e forse di Mediobanca. Tre anche gli istituti di credito esteri che, oltre al global coodinator Deutsche bank che garantirà la metà della quota di aumento destinata al mercato, dovrebbero entrare a far parte del Consorzio: Societè Generale, Nomura e, forse, Dresdner. L'aumento di capitale, da concludersi entro la fine dell'anno, è inoltre «basilare» per il raggiungimento di un risultato economico 2005, «sensibilmente» migliore rispetto a quello del 2004. I risultati della trimestrale presentata nei giorni scorsi, in effetti, hanno evidenziato che le azioni di efficientamento hanno iniziato a dare risultati «anche superiori alle attese». L'utile di 5 milioni messo a segno a settembre, ad esempio, è risultato migliore «di 52 milioni rispetto al medesimo periodo dello scorso anno» e anche il complesso dei 9 mesi del 2005 indicano un risultato negativo per 119 milioni, migliore di 567 milioni rispetto al bilancio 2004, quando la perdita era di 685 milioni. Nei primi nove mesi dell'anno sono tuttavia aumentati di 252 milioni, portandosi a quota 2.509 milioni, i costi: di questi 175 milioni sono riconducibili al più elevato prezzo del carburante.

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