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Altolà di imprese e lavoratori sulla riforma del Tfr

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Confindustria vuole garanzie sui costi. Cgil e Uil chiedono regole più chiare. Maroni: «Sono ottimista»

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E il clima, ancora una volta, non appare dei più distesi. Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, mette in guardia il ministro del Welfare Roberto Maroni: «Se imprese e sindacati non dovessero essere pienamente convinti della bontà della riforma, hanno a disposizione strumenti formidabili per vanificarla nei fatti». Sul chi va là anche i sindacati, con il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che ricorda come si debbano risolvere «4-5 punti importanti», altrimenti «si tratterà di una nuova occasione persa». Maroni ha replicato: «Io sono assolutamente ottimista. Adesso i tempi sono fissati dalla legge e quindi arriveremo in tempo per la scadenza della delega, per far partire tutto come previsto dal primo gennaio 2006». Il ministro ha inoltre precisato che l'incontro in programma oggi è solo «uno dei numerosi appuntamenti, che si aggiunge a quelli che abbiamo già avuto». Maroni ha aggiunto che a suo giudizio «il nodo più importante mi pare quello del finanziamento delle imprese che conferiscono il Tfr da parte del sistema delle banche». Convinto che alla fine un'intesa si troverà è anche il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi. «È importante garantire libertà di opzione, una gamma ampia di possibilità che permetta ai lavoratori di scegliere quanto più informati. Questa è la ragione per cui la nuova disciplina del Tfr partirà dal primo gennaio del 2006». La riforma, però, potrebbe non avere il via libera della Confindustria se ci saranno oneri aggiuntivi per le imprese. «Il conferimento del Tfr ai fondi - dice Montezemolo - è subordinato ad una condizione chiara, la totale assenza di oneri per le imprese». Una posizione che esclude «penalizzazioni dal punto di vista dei costi e della disponibilità di risorse finanziarie» e che prevede, al contrario, «tre precisi tipi di compensazioni: automatismo di accesso al credito, riduzione del costo del lavoro, ed eliminazione del contributo relativo al finanziamento del fondo di garanzia del Tfr oggi a carico delle imprese». Più sfumato il numero uno della Uil, Luigi Angeletti: «Vedremo domani (oggi, ndr) se ci sono difficoltà e se si superano o meno. Si deve essere certi che il Tfr in caso di silenzio-assenso vada effettivamente verso i fondi chiusi, o, in assenza di questi, all'Inps». Angeletti ribadisce il proprio no a qualsiasi decisione su questa materia dell'impresa perchè - avverte - potrebbe «essere condizionata dalle banche».

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