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Parmalat, un filone di inchiesta a Bologna

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L'azienda di Calisto Tanzi accusata di cedere i suoi prodotti alle concessionarie

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I fatti al centro della denuncia, presentata dall'avvocato Armando D'Apote, ricordano il sistema messo in piedi per gonfiare i bilanci, basato su concessionarie della casa madre eterogestite e su fatture di natura incerta. Nel caso di Bologna, però, viene ipotizzata una vera e propria truffa. Secondo la denuncia, la Parmalat cedeva suoi prodotti alle concessionarie, partecipate direttamente o indirettamente dalla casa madre, che emettevano fatture. Il credito della Parmalat nei confronti delle concessionarie veniva poi ceduto alla società di factoring. Il passo successivo era quello di emettere una nota di credito con cui veniva annullato il debito delle concessionarie. La cifra di cui si parla nelle denuncia è di sette milioni e mezzo di Euro. È, appunto, in parte lo stesso sistema scoperto dai magistrati delle Procure di Parma e Milano che indagano sul crack Parmalat: un sistema per farsi pagare due volte le fatture emesse per le concessionarie, circa 30 in Italia, controllate da due società con sede legale nei Caraibi, e che poi tramite un'altra società ancora facevano capo alla Parmalat. Anche in questo caso il credito veniva ceduto a società di factoring, che così anticipavano il pagamento delle fatture a Parmalat. I bilanci del gruppo di Collecchio venivano ritoccati in questo modo verso l'alto. Dei rapporti di simbiosi tra Parmalat e le concessionarie ha parlato Claudio Pessina, contabile del gruppo di Collecchio, nell'interrogatorio del 23 dicembre scorso: «In realtà Parmalat fatturava alle concessionarie, ma con altri mezzi di pagamento che non contemplavano l'emissione di ricevute bancarie (Ri. Ba.). Pertanto le Ri.Ba. trasmesse per l'incasso alle banche erano... un mero artificio per ottenere indebite anticipazioni». Dai conti di PricewaterhouseCoopers era emerso che il giro di false fatturazioni è stato valutato in circa 800 milioni di euro, mentre i finanziamenti ottenuti da Parmalat con la cessione dei crediti sono stati di 280 milioni. Intanto, presso la corte del Southern District di New York si è tenuta la prima udienza per la class action sulla Parmalat. È stata quindi ufficialmente avviata e comprenderà sia cittadini americani che italiani e stranieri in genere. Per tutti gli azionisti ed obbligazionisti Parmalat si apre quindi una concreta speranza di recuperare almeno parte del capitale investito. Con l'accettazione della class action tutti coloro che finora non hanno fatto in tempo ad aderirvi potranno farlo nel momento in cui, avviata la causa di merito, il giudice stabilirà l'ammontare del risarcimento.

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