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Settori caldi istruzione (+2,8%) e alimentari (+4%). Gli ortaggi in un anno sono saliti del 10,2%

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L'Istat ha diffuso il dato definitivo sull'andamento dei prezzi a settembre, confermandolo al 2,8%. Rimpallo di responsabilità Inflazione, e ora scatta lo scaricabarile

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Tutti accusano tutti. Le associazioni dei consumatori si scagliano contro l'Istat e i commercianti; Confcommercio e banche ribattono piccate, mentre dai banchi dell'opposizione parte la proposta per l'istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare sui prezzi. Secondo i dati mensili dell'Istat, a trascinare l'inflazione sono stati soprattutto l'istruzione (+1,1%), perchè settembre è il mese della ripresa delle scuole, e gli alimentari (+0,7%), capitolo al centro dell'attenzione per i continui rialzi, soprattutto dei prodotti freschi e degli ortaggi. «Continuano - spiegano all'Istat - le tensioni sul capitolo alimentari, iniziato a maggio 2003, soprattutto per ortaggi (+10,2% in un anno) e frutta (+6,7%)». Nel complesso l'aumento del settore alimentare si assesta a settembre al 4% annuo. Ai rincari degli alimentari, fa notare sempre l'Istat, si aggiunge anche la crescita delle bevande alcoliche e dei tabacchi (+7,2%) mentre inferiori alla media gli aumenti delle tariffe controllate che si sono fermate all'1,6%. Le tariffe dei servizi non regolamentati sono aumentate del 3,4%. La città più cara il mese scorso è stata Napoli (+ 3,4%), seguita da Torino, Perugia, Ancona, Campobasso e Palermo (+3,0% per tutte e cinque). In controtendenza Aosta (+ 2,1%), Bari (+2,2) Trento e Firenze (+2,3%). Ed è proprio dai prodotti alimentari che ieri è partita la crociata di Confcommercio che ha deciso di rispondere alle continue accuse dei consumatori di essere la maggiore responsabile del carovita. Oltre alla polemica sui prodotti alimentari, che vede schierate su fronti opposti Federalimentare e Faid (che rivendica per la grande distribuzione un'inflazione al 2% contro rincari alla produzione del 3%), la guerra di cifre si scatena su alberghi e ristoranti. Per l'Intesa dei Consumatori negli ultimi 3 anni alberghi e ristoranti hanno registrato impennate di oltre il 20%. La Fipe vede invece nei dati Istat (-0,4% su agosto e +3,9% su settembre 2002) «la conferma della frenata della dinamica dei prezzi in bar e ristoranti». Il ministro Marzano sostiene che i dati di settembre erano attesi e sollecita come rimedio la firma di un protocollo di intesa da parte delle associazioni per garantire prezzi stabili. Ma, secondo il ministro, sono anche gli enti locali a doversi dare da fare per «attuare la riforma del commercio».

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