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Padoan: l'antidoto alla guerra non è il taglio dei tassi

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Non basta ridurre il costo del denaro per far uscire l'economia dalle secche. Occorrono riforme strutturali, solo questo è l'antidotro alle conseguenze della guerra». Il direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale Pier Carlo Padoan segue con preoccupazione dalla sede di Washington gli sviluppi della situazione internazionale. La ripresa sembra allontanarsi sempre di più. «Difficile dire allo stato dei fatti quando l'economia riprenderà a correre». I mercati scommettono su una guerra lampo e gli analisti sono convinti che se sarà così l'economia non subirà contraccolpi. Lei condivide questa tesi? «È sintomatico il fatto che all'annuncio dell'ultimatum di Bush i mercati finanziari e il dollaro abbiano reagito postivamente, e il petrolio sia sceso, segnando la fine di un periodo di incertezza. Quanto alle conseguenze della guerra possiamo solo dire che tanto più lunga e piu difficle sarà dal punto di vista militare e politico tanto maggiori saranno le conseguenze negative per l'economia. Ma cosa vuol dire guerra lampo? Quanto dovrebbe durare il conflitto per non danneggiare l'economia internazionale? «A questa domanda non si può dare una sola risposta. I mercati si formeranno una opinione "media" e ne valuteranno gli scostamenti via via che gli eventi si sviluppano. Voglio sottolineare però che l'incertezza legata alla guerra si innesta su un quadro economico globale già debole e con diversi rischi e squilibri, non ultimo quello alla bilancia corrente USA e il suo fianziamento». Di quanto sarà rinviata la ripresa? «Putroppo la ripresa è stata rinviata diverse volte negli ultimi 12-18 mesi. Si spera sempre che il prossimo semestre sia quello buono». Quali ripercussioni sull'economia italiana che già viaggia a rilento come ha detto anche Bankitalia? «L'Italia, come altri Paesi europei, risente del rallentamento della domanda globale e dell'apprezzamneto dell'euro. Ci possiamo solo in parte consolare con il fatto che c'e chi sta peggio di noi. Naturalmente la situazione di crescita zero della Germania non aiuta. Sarebbe un bene per tutti se la maggiore economia dell'euro affrontasse i problemi strutturali e di crescita che la affliggono da molti anni oramai». Sarebbe auspicabile un ritocco dei tassi da parte della Bce? «La Bce ha gia ritoccato i tassi pochi giorni or sono. Lo potrà fare ancora se la situazione di incertezza permane e se l'euro si apprezza ancora. Ma ci sono limiti agli effetti positivi sulla crescita che tassi piu bassi possono produrre. L'Europa deve sopratutto affrontare le radici strutturali della crescita debole del pordotto e dell'occupazione. Il Programma di Lisbona è in gran parte inattuato ma rimane del tutto valido».

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