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Di sinistra, ma per finta

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A parole sono tutti buonisti ma nelle urne si scoprono salviniani

Pietrangelo Buttafuoco
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Non c'è più la destra, non c'è più la sinistra ma se solo quest'ultima ci fosse ancora, ebbene: l'Italia non è di sinistra. Non lo è più, quantomeno. Dal mare grande dei selfie e dei post arriva un'istantanea a fissare questo passaggio. L'ha pubblicata ieri il Corriere della Sera ed è una scena inimmaginabile ancora qualche mese fa: c'è Matteo Salvini, il più cattivo tra i cattivi secondo la narrazione ufficiale, che abbraccia – ricambiato – un poeta. Un sorridente Davide Rondoni, tra le voci più potenti della poesia contemporanea, accoglie il leader leghista alla propria kermesse – a Milano, al Piccolo festival dell'essenziale – ed è come se ci fosse Franco Fortini in attesa del compagno Pietro Ingrao. Ed è uno choc fissare questo scatto. Mai e poi mai, ancora qualche mese fa, un artista – un intellettuale o una star dell'immaginario – avrebbe potuto sfidare il muro dell'egemonia culturale “de sinistra”. Quello per cui solo prendere in braccio un Enrico Berlinguer alla Festa dell'Unità, vale (come fece Roberto Benigni che di Giorgio Almirante, invece, diceva: «Ti chiavassero la moglie (ah!)/tutti i morti delle guerre/e ti nascesse un figliolo/che assomiglia a Berlinguerre»). Un capovolgimento, questa dell'Essenziale in Festival, se si pensa che in Italia già l'essere orgogliosamente cattolico – il caso di Pupi Avati, su tutti – è stato un argomento sufficiente per trovare tutti gli ostacoli in qualunque ribalta acculturata: dalla Mostra del Cinema di Venezia, in giù, fino ai palinsesti Rai, sempre inchiavardati dai gendarmi della terrazza romana, va da sé, de sinistra. Per non dire, sempre in tema di cinema, cosa ha significato l'essere anticomunista: basti ricordare l'isolamento cui fu sottoposto il grandissimo Pietro Germi, il padre della commedia, titolare con Divorzio all'italiana del Premio Oscar, certo, ma per averla riconosciuta in patria come la Statuetta più silenziata di tutti i tempi...Non lo è mai stata di sinistra, l'Italia. Ha sempre fatto finta di esserlo. Per omertà verso la potente mafia dell'establishment, con gli Agnelli, ancora negli anni '70 del secolo scorso succubi dello spavento di vedersi portare via le fabbriche – l'incubo dell'esproprio proletario – si accompagnavano ai Gad Lerner in elicottero. E per soggezione verso l'imperio illuminista, con la stessa Chiesa cattolica, soggetta alla mode moderniste e sinistrorse, ovvero, i don Minzoni e i Dossetti, per cancellare i Padre Pio e i don Camillo. Ostaggio, sempre, di una minoranza “egemone”, l'attonita Italia. Onnipresente – l'egemonia – laddove c'era la sostanza del potere: le università, la magistratura, l'alta finanza, l'industria culturale. E sempre ostile al sangue di popolo che si fa largo in una vena tutta di urti e disobbedienze, come quella che in altri tempi – nella Comunione e Liberazione che fu, la tana dove s'è forgiato il guascone Rondoni – faceva giustamente dire: “Meglio Lima che Bobbio!”. Ps Salvo Lima (1928, Palermo; 1992, Palermo). Politico Dc, marchiato come mafioso e assassinato a Palermo da Cosa Nostra. Norberto Bobbio (1909, Torino; 2004, Torino). Senatore a vita, politologo e giurista considerato filosofo quando a Torino, nella stessa città, c'era un vero filosofo come Augusto Del Noce cui l'egemonia de sinistra stabiliva, con l'ostracismo, l'oblio.

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