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Misericordia e proiettili

Contro gli scafisti servono le armi

Pietrangelo Buttafuoco
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I fatti si spiegano da soli. E da soli trovano la sintesi. C'è una tragedia immane in atto. Si consuma nel Mediterraneo e mentre io scrivo e voi leggete c'è in acqua qualcuno come me e come voi cui non resta altro che il naufragio. Se ne muore e si squaglia tra salsedine, urina e benzina. Lui non dovrebbe trovarsi lì – tra Malta che lo respinge e Lampedusa ormai ridotta all'Ecce Isola –ma intanto c'è. E se i fatti spengono le chiacchiere, il fatto è solo uno: tratta degli schiavi. Lo smercio, la vendita e lo stoccaggio di esseri umani – lo spaccio al dettaglio dei naufraghi – rende quattro volte più del narcotraffico. Io scrivo, voi leggete, quello crepa ma ha già pagato il suo scafista per morire. Il fatto è solo questo. L'atto umanitario più urgente è quello di farli secchi, i trafficanti all'ingrosso e gli scafisti del dettaglio. Non servono più i trattati rivieraschi, occorrono i proiettili contro gli schiavisti. Buongiorno. Come i tank sovietici ebbero a travolgere – e porre fine allo sterminio – il filo spinato dei lager. Questa è la sintesi. Ed è Misericordia. Sono a Catania, e sta arrivando una nave con più di novecento anime e due cadaveri. I naufraghi – i cui numeri sono spavento, tanto aumentano mentre io scrivo e voi leggete – sono già la schiuma del mare.

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