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La verità di Mario Lavezzi: così litigavo con Loredana Bertè

Carlo Antini
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A Sanremo bisogna tornare all'antico. Mario Lavezzi non ha dubbi e parla della sua ricetta per rilanciare il Festival della canzone italiana. Puntare tutto sui brani e, solo in un secondo momento, affidarli ai cantanti in gara. Un po' come avveniva agli esordi del Festival negli anni Cinquanta. Soltanto così si può far salire il livello della qualità. Lavezzi ne parla alla vigilia della partenza della sua tournée invernale nei teatri intitolata «...e la vita bussò» che è partita il 18 gennaio da Cagli e proseguirà a Milano (20 gennaio), Bologna (24 gennaio), Auditorium Parco della Musica di Roma (28 gennaio) e Torino (31 gennaio). Mario Lavezzi, cos'ha preparato per i fan che verranno a vedere i suoi concerti? «I concerti saranno una sorta di viaggio nel tempo dai miei esordi fino ai giorni nostri. Canterò e racconterò aneddoti legati alla mia vita. Come quando il servizio militare mi allontanò dai Camaleonti ma chiusa una porta si aprì un portone. In quel periodo, infatti, conobbi Mogol e Battisti». Nella sua carriera ha lavorato anche con Dalla e Morandi. Cosa ricorda di quella collaborazione? «Ricordo che "Vita" in origine si intitolava "Angeli sporchi" e il testo iniziava con la parola "Cara". Poi l'ha sentita Dalla e l'ha cambiata. Lucio aveva una grandissima apertura mentale ed era perfettamente consapevole che non si può comporre una hit ogni anno. Per questo amava circondarsi anche di altri autori come Ron o Samuele Bersani». Poi ci sono le tante donne che ha prodotto: da Loredana Bertè a Anna Oxa, da Fiorella Mannoia a Ornella Vanoni. Con Loredana c'è stato un rapporto particolare o sbaglio? «Abbiamo avuto una relazione per 5 anni, 2 di idillio e 3 di massacro». Perché il massacro? «Eravamo spiriti liberi e non molto fedeli. Mi ricordo che una sera tornai a casa tardi e Loredana mi ruppe una chitarra in testa. Ma eravamo giovanissimi, avevamo poco più di vent'anni». Per la Bertè ha scritto “E la luna bussò”. Com'è andata? «Era il '77 e Loredana partì da sola per la Giamaica. Quando tornò in Italia mi portò i dischi di Bob Marley che qui non conosceva ancora nessuno. Da quelle nuove sonorità nacque l'idea per la canzone che abbiamo arrangiato in pieno stile reggae, con la batteria in levare per intenderci».  Per approfondire leggi anche: LAVEZZI FESTEGGIA 50 ANNI DI MUSICA D'AUTORE Dal beat alla dance, lei ha attraversato epoche diversissime. Com'è cambiata la musica italiana? «Tra gli anni '60 e gli anni '80 si è sprigionato un delirio di creatività in tutti i settori. Tanto che molte idee nate in quegli anni tornano di moda ancora oggi. Attualmente siamo in un periodo di completa decadenza politica, economica e di valori. La musica è liquida e non lascia tracce. Va via come l'acqua». Quali sono i cantanti italiani che preferisce? «Mi piacciono Ultimo, Jovanotti, Tiziano Ferro e Emis Killa. Ma mi chiedo: fanno cose che rimarranno nel tempo? Oggi le canzoni che restano sono una minima parte perché la decadenza influisce su tutti i settori. La tecnologia ci porta ad essere troppo veloci». Tra pochi giorni inizierà Sanremo 70 condotto da Amadeus. Cosa pensa del Festival? «Anni fa abbiamo fatto una petizione con più di cento autori per cambiare il regolamento di Sanremo. Il metodo attuale è obsoleto. Bisogna tornare alle origini, scegliendo prima le canzoni da portare all'Ariston e poi assegnandole ai cantanti in gara. Così si riuscirebbero perfino a salvare molte carriere». Che intende dire? «Conosco artisti che si sono rovinati perché a Sanremo hanno portato brutte canzoni. Del Festival dell'anno scorso, per esempio, ricordiamo al massimo due, tre brani. E molte cose sono brutte. Capovolgendo il regolamento, invece, a Sanremo nascerebbero più successi. Perché in Italia gli autori ci sono e sono anche bravi». Da dove nascono le resistenze al cambiamento? «Oggi i cantanti si scelgono le canzoni da soli e sono circondati da “yesman”. Nessuno ha il coraggio di dire la verità e dare veri consigli. Se serve anche scomodi». La vostra petizione è stata già recapitata ai diretti interessati? «Sì. Quattro anni fa l'abbiamo inviata al presidente Rai, al direttore di Rai1 e al ministro dei Beni culturali dell'epoca. Ma finora nessuno ci ha risposto. A Sanremo bisognerebbe fare una vera rivoluzione».

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