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Lando Buzzanca: "Il maschio? È in estinzione"

Lando Buzzanca

L'attore senza peli sulla lingua: "Io boicottato per anni perché di destra»

Carlo Antini
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Tanti film, tanto teatro e tante commedie sexy. Lando Buzzanca ha avuto mille vite sotto le luci della ribalta. Ha attraversato cinquant'anni di cinema e teatro. Ha recitato con le attrici più belle a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta e ha spesso rappresentato il maschio italiano, sempre pronto alla conquista e a rendere palese la sua inadeguatezza di fronte all'emancipazione femminile. Oggi intanto continua a lavorare per la televisione col progetto "Casa Buzzanca". Lando Buzzanca, a cosa sta lavorando in questo periodo? "A un cortometraggio che mi ha proposto la mia amica Francesca Della Valle. Aveva bisogno di un attore che interpretasse un marito che tratta male la moglie. E questa volta è proprio la moglie che uccide il marito. E poi stiamo per iniziare le riprese di Casa Buzzanca, una fiction per la televisione che inizieremo a girare a febbraio". Solo televisione o anche un po' di cinema? "Il cinema ormai non lo riconosco più. Sugli schermi non si parla più l'italiano ma solo dialetti. Invece io mi sento italiano a tutti gli effetti e quando sento l'inno di Mameli mi commuovo. Ma l'Italia purtroppo non c'è più. C'è solo la messa in scena di romani, napoletani e fiorentini. Insomma il nostro cinema è diventato provinciale, come la politica d'altronde". Cosa intende per politica provinciale? "A parte Paolo Gentiloni che mi sembra una persona perbene, gli altri mi sembrano tutti provinciali. Parlano italiano ma pensano solo al loro piccolo orticello. La politica può fare danni...". Quali per esempio? "Beh, a volte io che ero di destra mi sono sentito boicottato per le mie scelte politiche. È capitato anche che non mi dessero premi. Durante le cerimonie risate, applausi e, al momento di consegnarmi il premio, non trovavano quello col mio nome. I problemi sono iniziati quando ho deciso di dire che ero di destra. Oggi è diverso. Io mi sentivo della destra di Almirante. Adesso non c'è più niente. Oggi voterei Berlusconi perché è un uomo straordinario che sa fare il maschio". Nella sua lunga carriera lei ha spesso incarnato al cinema un modello di maschio italiano che forse oggi non esiste più. È d'accordo? "Di maschi ce ne sono sempre meno. Prima erano l'ottanta percento del totale, oggi al massimo si può raggiungere il cinquanta percento. È come se stessero su una scala e non sapessero ancora se salire o scendere". Che idea si è fatto dello scandalo Weinstein? "Secondo me tutto nasce da attrici in difficoltà che si vogliono mettere in mostra. Con queste storie non si può uscire allo scoperto dopo vent'anni. Molte lo fanno solo per farsi un po' di pubblicità. Una donna sa se vuole o non vuole e può sempre dire di no. Ma siccome molte vogliono diventare star a tutti i costi sono disposte anche a scendere a compromessi. E alla fine si danno". Lei ha girato film con le attrici più belle dell'epoca. Che ricordo ha di loro? "Ho dei bellissimi ricordi ma ho sempre amato tanto mia moglie. E anche lei mi ha amato fino alla fine. In 53 anni mi ha dato solo tre schiaffi. Era venuta a sapere delle mie scappatelle". E tra i registi con cui ha lavorato chi ricorda con più piacere? "Pietro Germi era davvero un uomo straordinario. Anche Pasquale Festa Campanile era molto intelligente. Con lui ho girato cinque film e gli volevo bene. Oggi mancano registi come lui e gli attori dovrebbero pensare a diventare davvero i personaggi che interpretano". Cosa intende dire? "Una volta ero a Hollywood e mi stavano intervistando. La giornalista mi disse che gli attori statunitensi sono straordinari ma i personaggi che interpretano si assomigliano un po' tutti. Noi italiani, invece, abbiamo la capacità di dare a ogni personaggio la sua identità: giocatori, meccanici, medici, avvocati. Ognuno di loro ha la sua unicità. Qual era il segreto del successo delle commedie erotiche di cui è stato protagonista a cavallo tra gli anni '60 e '70? "Il segreto di quei film è che riuscivano a mettere in scena gli enormi cambiamenti sociali che stavano avvenendo in quegli anni sotto gli occhi di tutti. In quel momento finalmente le donne si stavano emancipando e io portavo sullo schermo un uomo che sapeva solo fare brutte figure. I miei personaggi facevano una brutta fine. Insomma il maschio perde e vincono le donne. Ed era quello che stava avvenendo intorno a noi". Oltre al cinema negli ultimi anni anche tanta fiction. Cosa pensa di questo nuovo linguaggio così amato dal pubblico? "È una cosa molto positiva. Mi diverto e riesco a raggiungere molte più persone rispetto al cinema. Si fanno successi straordinari. Pensi che “Mio figlio” è stato visto da nove milioni di spettatori. Il pubblico mi vuole bene, si vede, e a volte mi succedono cose che sorprendono anche me". Qual è la dimostrazione d'affetto più grande che ha potuto sperimentare da parte del pubblico? "A ripensarci mi vengono i brividi ancora oggi. Una volta sono entrato in un locale dove ero ospite e la gente quando mi ha visto si è alzata in piedi e mi ha fatto un applauso lunghissimo che mi ha commosso davvero. Ero talmente imbarazzato da questa dimostrazione d'amore che sono dovuto andar via. Non ce la facevo a reggere l'emozione. E poi ancora quello che è successo dopo l'ultima stagione del “Restauratore”. La gente mi fermava per strada e mi baciava le mani. Sul serio! E io ero costretto a dire: guardate che non sono mica Padre Pio io!".

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