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Roma antica svela nuovi misteri

Il Soprintendente Prosperetti: scopriamo che il Quirinale era abitato Quelle rovine non saranno interrate. Ma sopra c'è l'Istituto Geologico

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C'è una Roma antichissima, quella dei re, cominciata con il mitico Romolo, che viene alla luce e cambia le carte dell'urbanistica arcaica. Ce lo dice il ritrovamento sensazionale del quale abbiamo dato notizia ieri. In largo di Santa Susanna, sotto l'edificio liberty dell'ex Regio Istituto Geologico, è stata rinvenuta una casa del VI secolo avanti Cristo, l'epoca di Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. Ne sono emersi blocchi di tufo che ne segnano il perimetro, un rettangolo di quattro metri per dieci. Probabilmente era ornata da un portico e «abitata dai custodi dell'area sacra del tempio adiacente», spiega Mirella Serlorenzi, la responsabile dello scavo cominciato nel 2011 che due anni dopo mise in luce il tempio. Se dunque già sotto l'edificio voluto da Quintino Sella e progettato nel 1879 da Raffaele Canevari sono già state rinvenute costruzioni dell'urbs regia, perché il ritrovamento della domus è tanto importante? «Perché - spiega il Soprintendente per l'area Archeologica di Roma, Francesco Prosperetti - finora si riteneva che questa parte del colle Quirinale all'inizio del VI secolo a. C. fosse disabitata o tutt'al più occupata da edifici per il culto o necropoli. Invece l'esistenza di un'architettura civile ci dice che quella Roma era molto più estesa». E che, aggiunge Serlorenzi, «la cinta di mura eretta da Servio Tullio racchiudeva una zona abitata molto più vasta». Del resto allora Roma cominciava a decollare: intrecciava commerci con Cartagine, distingueva la società in base al censo, moltiplicava strade, palazzi, templi. Della città dei re resta poco, ma i reperti si muovono perlopiù sull'asse Stazione Termini-Tritone. Resti di un tempio furono trovati in via XX Settembre, mentre si costruiva il Ministero delle Politiche Agricole. Altri in via Petroselli. Adesso, con i ritrovamenti in largo Santa Susanna, il Tempio di Giove Capitolino, all'interno del Palazzo del Comune, cede il primato di più antico tempio in pietra di Roma. Quale sarà il futuro della casa dei re Tarquini rinvenuta proprio sotto il salone dove nel 1895 un re Savoia, Umberto I, inaugurò l'Istituto Geologico? Non sarà interrata. Perché l'edificio costruitovi sopra appartiene alla Cassa Depositi a Prestiti, che fa capo al ministero del Tesoro. Un'acquisizione della scorsa primavera, dopo che nel 1995 Giulio Tremonti decise di alienare il palazzo. Si ventilarono prima acquisti da parte di società off shore, poi l'ipotesi della creazione di un centro commerciale. Nel 2004 il Mibact vincolò l'immobile. Ma si cambiò la destinazione d'uso al punto che la Cassa Depositi e Prestiti intende realizzarvi uffici, pur facendosi carico degli scavi e promettendo la fruibilità dei reperti per il pubblico. Ma qui insorge Italia Nostra, che ieri ha inviato un appello ai ministri Franceschini e Galletti (Beni Culturali ed Ambiente) affinché esercitino la prelazione, in scadenza il 15 settembre, su Palazzo Canevari. «Se i due ministri daranno una risposta positiva - si legge nell'appello che riprende una battaglia di Antonio Cederna - si ricostituirebbe finalmente quel Museo Geologico Nazionale per il quale la comunità geologica insieme ad autorevoli istituzioni scientifiche (Unesco, Accademia dei Lincei, Società Geologica Italiana, FIST) hanno chiesto da tempo di ripristinare nel suo contenitore originario». «Le collezioni dell'Istituto Geologico - lamenta Mirella Belvisi, vicepresidente di Italia Nostra Roma - sono ammassate da anni nei depositi dell'Ispra. Il museo potrebbe essere messo a disposizione di studiosi anche stranieri, ma anche delle scuole, divenendo presidio per l'educazione alla tutela del territorio». Il ritrovamento della domus arcaica pone altri interrogativi. Perché i rari resti della Roma regia sono tanto trascurati, a partire dal tratto di mura serviane di fronte alla Stazione Termini, sempre soffocate da recinzioni? «Perché sono reperti frammentari, poco leggibili per il grande pubblico - spiega Eugenio La Rocca, accademico dei Lincei e fino al 2008 sopraintendente all'Archeologia del Comune - Non si può tentarne la ricostruzione e ai visitatori bisognerebbe spiegarli con video. Come si dovrebbe fare per il podio del tempio nell'area di Santa Susanna che pure ha restituito una ciotola recante una delle più antiche iscrizioni latine. Quanto alle mura serviane di Termini, restaurate molto bene, spero che presto si attui il progetto di valorizzazione con aiuole e riflettori. Un'operazione necessaria, vista la posizione strategica, con flusso continuo di gente. E da pensare attentamente, per evitare bivacchi».

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