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Quel genio di Lincoln secondo Spielberg

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Record di nomination agli Oscar e ai Globe per un film che ha sbancato il box office Usa

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Finoal tragico epilogo, di quel misterioso assassinio, nell'aprile del 1865, quando Lincoln fu ucciso da John Wilkes Booth, simpatizzante dei confederati. Il biopic sul 16° presidente degli States ha già ottenuto il maggior numero di nomination agli Oscar (ben 12), 10 ai Bafta (i premi cinematografici britannici) e parte favorito anche al gran galà dei Golden Globe (che si terrà stanotte al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles) con 7 nomination. Il plot gioca sullo scontro politico tra Abraham Lincoln e i potenti uomini del suo gabinetto per l'abolizione dalla schiavitù degli afroamericani alla fine della Guerra civile. Al centro imperversa una battaglia politica, non militare, con le grandi manovre al Congresso per fare approvare il 13° emendamento della Costituzione: ovvero, l'articolo aggiuntivo della Costituzione che mise fine ad una distorta liberaldemocrazia, fondata sullo schiavismo per quasi un secolo, dopo l'emancipazione dal giogo coloniale inglese. È Daniel Day-Lewis, circondato da strepitosi partner, come Sally Field (nel ruolo della nevrotica moglie Mary Todd), Tommy Lee Jones e Joseph Gordon-Levitt, a interpretare gli ultimi mesi della vita del presidente. Tommy Lee Jones veste invece i panni del leader parlamentare repubblicano Thaddeus Stevens, più radicale del presidente nella lotta alla schiavitù. La vicenda si svolge a cavallo tra il 1864 e il 1865, mentre la guerra civile ancora imperversa ma la vittoria dei nordisti appare sempre più vicina. È in quel periodo che il 16° presidente degli Stati Uniti, ormai nel suo secondo mandato, affronta un'impresa ardua: inserire l'abolizione della schiavitù dentro la Costituzione. Fino a quel momento, la soppressione era stata varata come legge di guerra e rischiava, perciò, di essere ignorata alla fine del conflitto. Era un uomo senza educazione formale e senza amicizie arrivato alla presidenza e rimasto incorruttibile, tanto da guadagnarsi il soprannome di «Honest Abe»: un repubblicano che i democratici di oggi ammirano, primo supereroe americano, paladino della giustizia e della libertà. Atteso in Italia il 24 gennaio, il film (che dura due ore e mezza) in Usa è uscito nel novembre scorso conquistando il box office e superando persino titoli commerciali, come «Twilight - Breaking Dawn 2» e «Skyfall»: «Lincoln» è il terzo film della trilogia abolizionista di Spielberg, dopo «Il colore viola» e «Amistad». Spielberg era ossessionato da Lincoln sin da quando, a 5 anni, uno zio lo portò a vedere la sua enorme statua bianca a Washington e lui prima ne restò impaurito e poi osò guardarlo negli occhi e si sentì sicuro e protetto. «Volevo mostrare qualcosa in più su Lincoln - ha spesso dichiarato Spielberg che sarà giovedì a Roma con gli attori – Era uno statista, ma anche un padre, un marito e un uomo fortemente incline all'introspezione. A scuola, Lincoln era il mio soggetto favorito, ho cominciato a leggere e studiare tutto quello che potevo su di lui, e ci sono anche parecchi riferimenti a lui nei miei primi film. Anche in "Minority Report", per esempio, c'è una scena in cui il ragazzino ritaglia uno dei suoi discorsi. In America diamo per scontato che tutti sappiano che c'è stata una Guerra Civile che fece 750 mila morti, più di tutte le guerre americane messe insieme. In Europa e soprattutto in Asia, dove la storia Usa è davvero poco conosciuta, accompagneremo il lancio del film con una serie di documentari e spiegheremo che prima di lui la schiavitù era costituzionale» Per Spielberg, oggi siamo divisi quasi come allora: «È in corso una guerra civile ideologica e sociale».

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