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Veronica Meddi Crudo come la carne che ancora sanguina, il mondo vissuto dai diavoli i cui pensieri sono fantasmi con cui dialogare che non danno risposte.

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Bella,seducente prostituta dal ventre umido, in ombra, che in qualche modo presenta un conto da pagare, salato come il mare che la bagna, freddo come i corpi senza vita. «Il paradiso dei diavoli» (Rizzoli, pag. 396 euro 18) di Franco Di Mare è una storia raccontata a quadri divisi e poi alla fine intersecanti che si domanda cosa passa nella mente dell'uomo, l'unico col gene dell'aggressività. Se il bene non trova la sua strada, quella giusta, doverosa in un certo senso, allora il male ha la meglio e Carmine Cacciapuoti Dottore in Filologia romanza diventa un camorrista, uno che consegna i pacchi. La colpa è del sole, non c'è dubbio. Un sole in letargo, ozioso, trasparente, silenzioso troppo. Il buio ne approfitta, prende il sopravvento, diventa l'unica strada illuminata, percorribile, facile. Una storia fatta da personaggi che inconsapevolmente fanno la storia. Luisa Cirillo, bella e talentuosa cantante, non farà carriera nel mondo dello spettacolo, diventerà invece la donna di Nicola Camèl, un ragazzino che non apprezzerà mai il sapore del gioco, subito adulto. Un camorrista. Carmine nonostante gli sforzi culturali non diventerà un intellettuale riconosciuto ma camorrista istruito da Giuann 'o pazzo a sparare colpi in faccia, meglio due, non si sa mai, per ammazzare la gente. Amerà Lena con la quale non coronerà mai il suo sogno d'amore. Vite infrante dai molti «non» imposti e autoimposti dalla rassegnazione. E poi c'è Marco De Matteo, cronista di nera e di giudiziaria per il Corriere del Mezzogiorno, agli esordi un ragazzino di sedici anni che capì all'istante la differenza tra bene e male denunciando lo sfruttamento del suo professore al Liceo. Se è vero in parte che Chi nasce birillo nun po' mai murì palla, è anche vero che il familismo amorale giustifica il crimine sulla base dei bisogni sociali, e coprire gli occhi per cancellare il pericolo non basta. Il paradiso dei diavoli è sulla terra, non c'è dubbio, e precisamente nel golfo più bello del mondo. Dov'è la colpa? Cos'è la colpa? Colpevole non può essere chi nasce in una culla sbagliata, colpevole è chi non reagisce e si lascia cullare passivamente in un dondolio con ritmo prestabilito, chissà da chi, girando il volto.

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